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Lo sfogo della food blogger Chiara Maci: “Io, mamma single, ancora devo giustificarmi in questura per rinnovare un passaporto”

"Mi sono stati chiesti documenti del tribunale, ma io non ci sono mai andata, non ci sono separazioni in corso, non c’è una figura paterna", il racconto amaro prima sui social e poi intervistata da Vanity Fair

di Paolo Aruffo

“In questura per rinnovare un passaporto nel 2023 ancora bisogna giustificarsi per essere monogenitore, sentendosi quasi in colpa per qualcosa“, inizia così la denuncia social di Chiara Maci detta ‘chiarainpentola’, cuoca e food blogger seguita su Instagram da 731mila follower. “Il tutto davanti a un bambino. Che grande paese che siamo”, si legge nel post pubblicato lo scorso 27 settembre su Instagram. Poi ha spiegato, piuttosto amareggiata: “L’ho buttata sul ridere, davanti a mia figlia. Perché le lacrime agli occhi io le trattengo quando devo, me lo hanno insegnato le donne. Ma hanno fatto male a lei, prima che a me”. “A me hanno fatto male in 9 mesi di ecografie senza qualcuno che mi stringesse la mano, mi hanno fatto male all’anagrafe, ad ogni festa del papà, ad ogni modulo con doppia firma dove il mio era sempre mancante di qualcosa – ha continuato su Instagram -. Mi hanno fatto male le istituzioni, le pubblicità delle famiglie perfette, la normalità comunicata che è sempre stata solo una. È da quando ho partorito da sola che la diversità non mi fa più paura. Perché diversa sono anche io”. “Mamma perché vogliono altri documenti? Perché non sanno fare il loro lavoro, amore. Tutto qui”, ha concluso il post.

Poi, intervistata da Vanity Fair, ha spiegato nei dettagli gli ostacoli che ha dovuto superare in questi anni: “Ho affrontato le difficoltà della burocrazia, ho dovuto pagare la mancanza della doppia firma e del doppio genitore, come se uno solo non potesse garantire al figlio tutto ciò di cui ha bisogno. Mi sono stati chiesti documenti del tribunale, ma io non ci sono mai andata, non ci sono separazioni in corso, non c’è una figura paterna”. E ancora: “Quando mia figlia era piccolissima mi dicevo: ‘Crescerà in una grande città come Milano: nel 2025-2030 non ci sarà più bisogno di dare spiegazioni’. E invece l’esperienza di ieri mi ha dimostrato che questo è ancora un momento molto complesso. Ma il numero di messaggi e mail che ho ricevuto dopo il mio post mi ha dimostrato che sono tante, tantissime le famiglie monogenitoriali messe in difficoltà. Ed è giusto fare qualcosa”.

È un retaggio patriarcale. E così, per tanti, io e Bianca non siamo una famiglia. Quando ho ricevuto la lettera che confermava l’iscrizione al nido di mia figlia, sulla busta c’era scritto ‘famiglia Maci’. Quando l’ho letto, ho pianto per ore. Era il nostro primo riconoscimento come famiglia. Ho capito che è importante vedersi riconosciuti”, ha raccontato. Infine ha concluso con una nota di speranza: “La normalità non può essere solo quella della cosiddetta famiglia tradizionale. La famiglia è dove ci sono l’amore e la volontà di stare insieme. Io, comunque, credo molto nelle nuove generazioni: se facciamo capire loro che a nessuno manca nulla, ogni famiglia sarà la normalità”.

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