Luca Barbareschi è convinto di avere “tutta la stampa contro”, tanto che – dice – a vedere il suo film (The Penitent) a Venezia “ci saranno stati tre giornalisti”. Lo racconta al Corriere della Sera in una lunga intervista. Per altro, alla Mostra del cinema lui era anche in veste di produttore del film The Palace, di Polanski, che è stato stroncato da più di un critico: “Sentir dire le cose che ho sentito, con un film costato 22 milioni di euro, è surreale. Nella vita ho imparato che se qualcosa non mi convince non è detto che non sia valida, The Palace è lo specchio di una società di imbecilli che si scattano selfie, di gente rifatta e ricostruita. Ci sono Putin e qualcuno che vuole distruggere l’Europa, ma forse non sono i russi. E Polanski ha scritto il film prima della guerra in Ucraina, forse lo capirete fra vent’anni”. Cinque i film fatti con Polanski e per questo Barbareschi si definisce “un eroe, e il fatto che io lo difenda e ci lavori insieme da 40 anni ha fatto si che il mondo politically correct mi odi“. Il rapporto con la madre che lo abbandonato quando era un bambino e quello, difficile, col padre sono il racconto più intimo dell’intervista: voleva che “facessi l’economista, diceva che avevo una mente veloce. Ma ho dato solo tre esami a Losanna, poi un giorno sono andato da lui e gli ho detto ‘Ti sei mai drogato? Sei bisessuale? Hai mai fatto questo o quello?’. E lui, che era una belva, mi ha risposto di non permettermi…”, le parole di Barbareschi.
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