“Questa preoccupazione la vedo soprattutto nei desideri di chi come sempre immagina che un governo democraticamente eletto, che fa il suo lavoro, che ha una maggioranza forte e stabilità, debba andare a casa. Mi diverte il dibattito, temo che questa speranza non si trasformerà in realtà”. Così, dal vertice EuMed9 a Malta (un tavolo informale che riunisce i nove Paesi mediterranei membri dell’Unione europea), la premier Giorgia Meloni commenta i timori per la fiammata dello spread dopo la presentazione della Nota di aggiornamento al Def, che ha rivisto al rialzo il deficit/pil e al ribasso le prospettive di crescita del pil programmatico rimaste comunque ben sopra le stime degli organismi internazionali e degli analisti italiani.
Per la presidente del Consiglio “i soliti noti vorrebbero il governo tecnico e la sinistra ha già la lista ministri” ma rimarranno tutti delusi perché l’Italia è “solida“. In che senso? Secondo la leader di Fdi ha “una previsione di crescita superiore alla media europea per il prossimo anno superiore alla Francia e alla Germania”. Una tesi che ricorre anche nel pamphlet preparato dal partito per festeggiare il primo anno di governo e a cui Meloni sembra credere, ma purtroppo è falsa. Le ultime previsioni della Commissione Ue, pubblicate l’11 settembre, vedono l’Italia ultima tra le maggiori economie dell’area con un prodotto interno lordo che nel 2024 crescerà soltanto dello 0,8%, mentre la Germania salirà dell’1,1%, la Francia dell’1,2% e la media si attesterà a +1,4%. E anche prendendo in considerazione le ampiamente ottimistiche previsioni della Nadef, se le si confronta con le analoghe stime di Parigi per la Francia (+1,4%) e dei maggiori istituti economici tedeschi per la Germania (+1,3) l’Italia con il +1,2% sognato da Palazzo Chigi e via XX Settembre resta in coda.
Quanto al rendimento dei titoli di Stato, indicatore del rischio Paese, che è schizzato vicino al 5%, Meloni confonde le acque parlando dello spread. Il differenziale rispetto ai Bund, dice, “è a 192 punti, a ottobre scorso era 250, durante l’anno precedente al nuovo governo è stato più alto e i titoli dei giornali non li ho visti”, polemizza. Vero, lo spread lo scorso ottobre ha toccato i 250 punti: si è allargato, complici i rialzi dei tassi, dopo che la sua coalizione ha vinto le elezioni. In ogni caso all’epoca la situazione era diversa perché a parte una fiammata a metà ottobre il Btp italiano pagava agli investitori un tasso inferiore al 4,6%. In questi giorni si è avvicinato più volte al 5%, come durante la crisi del 2011.
Antonio Misiani, responsabile Economia del Pd, su twitter ha commentato che Meloni e i fedelissimi “invece di chiudersi nel bunker in preda alla paranoia da governo tecnico, farebbero meglio a impiegare il proprio tempo per la manovra di bilancio. Se il buon giorno si vede dal mattino (la Nadef), il panorama è decisamente sconfortante: l’economia si è fermata e la destra non ha la più pallida idea di come rilanciarla”.