Un cardinale bergogliano successore di Papa Francesco? Nel conclave del 2005, convocato dopo la morte di san Giovanni Paolo II, i cardinali elettori erano 115. Di essi, soltanto due avevano ricevuto la berretta rossa da san Paolo VI: William Wakefield Baum nel 1976 e Joseph Ratzinger nel 1977. Tutti gli altri avevano ricevuto la porpora da Wojtyla. Per il calcolo delle probabilità sarebbe stato quasi impossibile che un porporato montiniano fosse eletto da un Collegio cardinalizio quasi totalmente wojtyliano. Eppure, al quarto scrutinio ci fu la fumata bianca per Ratzinger che, come è noto, scelse il nome di Benedetto XVI. Con il nono concistoro del suo pontificato per la nomina di nuovi cardinali, il 30 settembre 2023, Francesco ha ammesso ventuno porporati, di cui diciotto elettori in un eventuale conclave, ovvero con meno di ottant’anni, limite fissato da san Paolo VI e confermato da san Giovanni Paolo II.

I porporati con diritto di voto diventano 136, (il cardinale Patrick D’Rozario, arcivescovo emerito di Dhaka in Bangladesh compie ottant’anni il 1 ottobre 2023) sedici in più del limite imposto anch’esso da Montini e confermato da Wojtyla. Di essi, 9 hanno ricevuto la porpora da san Giovanni Paolo II, 29 da Benedetto XVI e 98 da Francesco. La probabilità, quindi, vorrebbe che, dopo la fine del pontificato di Bergoglio, sia maggiore la possibilità che a succedere al primo Papa gesuita della storia sia un cardinale nominato proprio da lui. Ma il conclave non segue queste regole. E poi non tutti i porporati che hanno ricevuto la berretta rossa da Francesco possono essere annoverati come bergogliani, ovvero sostenitori del suo magistero e quindi prosecutori di questo indirizzo. Un esempio eloquente è quello del cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede, che ha ricevuto la porpora nel primo concistoro di Bergoglio, il 22 febbraio 2014, ed è abbastanza noto per le sue posizioni diametralmente opposte a quelle dell’attuale pontificato. Ma la lista è abbastanza nutrita anche di bergogliani che negli anni si sono smarcati notevolmente dalle posizioni di Francesco.

È molto presto, dunque, per affermare che al Papa argentino succederà sicuramente un bergogliano. Un altro esempio eloquente lo si potrebbe fare proprio con il conclave del 2013, quando lo stesso Benedetto XVI, divenuto Papa emerito con le sue dimissioni, spettatore esterno a Castel Gandolfo, la residenza estiva dei pontefici, di ciò che avveniva nella Cappella Sistina, era convinto che il suo successore sarebbe stato il cardinale Angelo Scola, all’epoca arcivescovo di Milano, a cui era legato da una storica amicizia, da un’intensa collaborazione e da una comune visione teologica. Anche se la porpora l’aveva ricevuta da san Giovanni Paolo II nel concistoro del 2003. Nemmeno a Ratzinger è succeduto un ratzingeriano di ferro come il porporato ambrosiano, ma si è scelto un profilo, quello ovviamente di Bergoglio, completamente diverso dal suo immediato predecessore. Eppure, dei 115 cardinali chiamati a eleggere il successore del dimissionario Benedetto XVI, 48 avevano ricevuto la berretta rossa da Wojtyla e 67 da Ratzinger. Bergoglio era stato inserito nel Collegio cardinalizio da san Giovanni Paolo II nel concistoro del 2001.

C’è, poi, un altro elemento di novità nei nuovi cardinali nominati da Francesco nel 2023. Ovvero il primo porporato elettore che non ha ricevuto l’ordinazione episcopale prima del concistoro. Si tratta di Ángel Fernández Artime, rettor maggiore dei salesiani. Se questa anticamente era una prassi molto consolidata, nel 1962 san Giovanni XXIII, con il motu proprio Cum gravissima, ha stabilito che la dignità episcopale deve essere conferita a tutti i cardinali. Nel 1970 san Paolo VI, con il motu proprio Ingravescentem aetatem, ha stabilito che a ottant’anni i porporati perdono il diritto di voto in conclave. Successivamente a questa norma di Montini, ai cardinali nominati dopo aver compiuto gli ottant’anni che non sono vescovi è stata data la possibilità di chiedere al Papa la dispensa dall’ordinazione episcopale. È il caso, attualmente, di Ernest Simoni, Raniero Cantalamessa e Gianfranco Ghirlanda. Diversa, invece, la scelta di Enrico Feroci e Fortunato Frezza che si sono fatti ordinare vescovi prima di ricevere la berretta rossa. La decisione di Ángel Fernández Artime è dettata dal fatto che, d’intesa con il Papa, rimarrà rettor maggiore dei salesiani fino al 31 luglio 2024. Dopo quella data, è molto probabile che possa avere un incarico nella Curia romana. Al momento, l’ipotesi più accreditata è che possa ricoprire il ruolo di prefetto della Segreteria per l’economia.

Tre i nuovi cardinali della Curia romana: Robert Francis Prevost, prefetto del Dicastero per i vescovi; Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali; e Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede. Nella lista dei nuovi porporati elettori ci sono anche due diplomatici vaticani: Emil Paul Tscherrig, nunzio apostolico in Italia; e Christophe Louis Yves Georges Pierre, nunzio apostolico negli Usa. Tscherrig il 3 febbraio 2024 compirà 77 anni, due in più dell’età canonica delle dimissioni, e ha chiesto di andare in pensione. Pierre, invece, il 30 gennaio 2024 raggiungerà il traguardo dei 78 anni ed è disponibile a proseguire il suo incarico negli Usa fino al limite massimo degli 80 anni. Oltre a Gugerotti, l’altro nuovo cardinale italiano elettore è Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme. Anche questa scelta di Francesco rappresenta una novità assoluta perché mai finora un patriarca latino di Gerusalemme era stato inserito nel Collegio cardinalizio.

Gli altri porporati elettori sono: Stephen Brislin, arcivescovo di Città del Capo; Ángel Sixto Rossi, arcivescovo di Córdoba; Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá; Grzegorz Ryś, arcivescovo di Łódź; Stephen Ameyu Martin Mulla, arcivescovo di Juba; José Cobo Cano, arcivescovo di Madrid; Protase Rugambwa, arcivescovo coadiutore di Tabora; Sebastian Francis, vescovo di Penang; Stephen Chow Sau-yan, vescovo di Hong Kong; François-Xavier Bustillo, vescovo di Ajaccio; e Américo Manuel Alves Aguiar, vescovo di Setúbal. Francesco ha scelto anche tre nuovi cardinali ultraottantenni che, quindi, non entreranno in conclave: Agostino Marchetto, nunzio apostolico, considerato il più grande ermeneuta del Concilio Ecumenico Vaticano II; Diego Rafael Padrón Sánchez, arcivescovo emerito di Cumaná; e Luis Pascual Dri, confessore nel Santuario di Nostra Signora di Pompei in Buenos Aires. Quest’ultimo, 96enne, ha chiesto la dispensa dall’ordinazione episcopale e riceverà le insegne cardinalizie in Argentina a motivo dell’età avanzata.

Twitter: @FrancescoGrana

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