Di quanto aumenterà quest’anno la spesa effettiva dei fondi del Pnrr? Per saperlo si attendeva la Nota di aggiornamento al Def 2023, in cui il ministero dell’Economia avrebbe dovuto aggiornare il dato inserito in quella dello scorso anno preparata dal governo Draghi. Ma la Nadef pubblicata sabato non chiarisce il dubbio: la tabella con le previsioni di spesa aggiornate anno per anno viene rinviata al Def del prossimo anno alla luce delle “interlocuzioni in corso con le istituzioni europee per la revisione e la rimodulazione di alcuni degli interventi previsti” con l’obiettivo di cancellarne 9 e rinviarne molti altri. L’unico dato certo è sufficiente, comunque, per capire l’andazzo: nel 2023 gli investimenti fissi lordi nel complesso si fermeranno a 58,7 miliardi, pari al 2,9% del pil, ben lontani dal crescere del 29,3% come stimato meno di sei mesi fa, quando ci si attendeva che raggiungessero il 3,3% del prodotto interno lordo.

Il dato non è sorprendente, per chi ricorda gli avvertimenti arrivati a più riprese dalla Corte dei Conti. E sconta anche il fatto che la terza rata, chiesta lo scorso dicembre e ridotta a 18,5 miliardi causa mancato raggiungimento dell’obiettivo sugli studentati, non è ancora stata incassata. Ma è preoccupante in una fase in cui la situazione della finanza pubblicata si è fatta “delicata” come ammesso dal ministro Giancarlo Giorgetti nella premessa alla Nota. E andrà ancora peggio nel 2024, quando alla piena attuazione del Piano di ripresa e resilienza è appesa la possibilità di centrare l’ottimistico obiettivo di un pil in salita dell’1,2%. Gli investimenti fissi lordi sono ora dati al 3,2% del pil – 68 miliardi – contro il 3,8 previsto nel Def, che di miliardi ne vale oltre 80. La differenza è pari a quasi 13 miliardi. Nel 2025 si intravede un aumento al 3,4%, comunque 0,3 punti in meno rispetto alle tabelle del Def, e la curva ridiscende al 3,2% nel 2026, ultimo anno di operatività del Pnrr, quando si sperava in un 3,4.

Lo scarno commento che compare nella Nadef spiega che “è stata effettuata una rimodulazione del profilo temporale della spesa finanziata dal programma RRF (il “cuore” del Pnrr ndr) che comporta una revisione al ribasso della spesa nel 2023 e nel 2024 e una conseguente maggiore concentrazione della stessa negli anni 2025 e 2026. Inoltre, le previsioni scontano una diversa classificazione contabile delle spese in conto capitale finanziate dal programma rispetto al Def, con minori investimenti fissi lordi e maggiori contributi agli investimenti“, frutto della decisione di trasformare parte della spesa che lo Stato non riesce a mettere a terra in incentivi alle imprese e contributi a fondo perduto. Le tavole con l’impatto di sovvenzioni e prestiti della Recovery and resilience facility sulle spese nel periodo 2020-2026 (senza il dettaglio sui singoli anni) mostrano una revisione al ribasso degli investimenti fissi lordi finanziati con quelle risorse di 1,6 punti di pil complessivi: da 134 a 100 miliardi circa. La riduzione è solo in parte compensata dall’aumento di 1 un punto dei trasferimenti in conto capitale, che passano da 35 a oltre 56 miliardi.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Le stime della Nadef sul 2024? “Ci vorrebbe un miracolo”. Anche Prometeia boccia i conti del governo: “Non c’è margine per una manovra espansiva”

next
Articolo Successivo

Piani per le periferie, il governo ci ripensa: restano nel Pnrr. “Ma i Comuni che mancano gli obiettivi pagheranno sanzioni”

next