di Leonardo Botta
Segnatevi 1942 e 1946: non sono numeri da scomporre in cifre per giocarsi un terno al lotto; sono le date di nascita di Joseph Robinette Biden Jr. detto Joe e Donald John Trump, sfidanti alle ultime presidenziali Usa e, salvo improbabili cambi di scenario, alle prossime del 2024.
Sorvolando sul giudizio politico e personale dei due leader a stelle e strisce, che potrebbe sommariamente sintetizzarsi, secondo la vulgata, con gli aggettivi “rincoglionito” per il primo e “presunto delinquente” per il secondo, vorrei concentrarmi sui dati anagrafici: quando, tra un anno, incroceranno di nuovo i guantoni per la corsa alla Casa Bianca, il presidente democratico e l’ex presidente repubblicano avranno rispettivamente 82 e 78 anni; per ciascuno poco più della somma dell’età delle due leader dei principali partiti italiani, Giorgia Meloni ed Elly Schlein.
Ora, come sia possibile che un paese di oltre trecento milioni di anime non trovi nessuno/a per succedere a due capi di stato che certo la storia non ricorderà come Lincoln o Roosevelt è un mistero che fa impallidire il terzo segreto di Fatima. Resta il fatto che, piaccia o no, per il prossimo quadriennio zio Sam sarà guidato da uno che potrebbe alternarsi tra lo studio ovale e le patrie galere o da un altro che, nello studio ovale, potrebbero dovercelo accompagnare con la mano; entrambi a un’età in cui le persone comuni hanno smesso persino di andare ai giardinetti o a “vigilare” sui cantieri stradali.
Si dirà: anche i capi di Stato italiani Napolitano (buonanima) e Mattarella non erano/sono dei ragazzini. D’accordo, ma l’Italia non è una repubblica presidenziale; questa non è differenza da poco.