Botta e risposta a In Onda (La7) tra Marianna Aprile e Giovanni Donzelli, deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia.
Focus del dibattito è la politica migratoria del governo Meloni, che il parlamentare difende strenuamente ripetendo più volte: “Non siamo cattivi, non siamo disumani. Anzi“.
Donzelli menziona il terzo decreto del governo sull’immigrazione e sui rimpatri, ribadendo la guerra dell’esecutivo contro ‘i mercanti degli uomini’: “Se lasciamo allo scafista la possibilità di scegliere chi viene in Europa, ovviamente non sceglierà chi ha più bisogno ma chi lo paga di più”.
Aprile gli fa notare che nell’ultimo decreto immigrazione approvato dal Consiglio dei ministri è contemplata la cauzione di 4.938 euro che consente ai richiedenti asilo che provengano da Paesi “sicuri” di evitare il trattenimento nei Cpr, come era stato stabilito inizialmente dal decreto Cutro.

Ma Donzelli replica con tono piccato: “Ma no, questa è una fesseria completa, è stata detta una serie di bugie”.
“Quindi, anche il tribunale di Catania?”, chiede la giornalista, riferendosi alla decisione del tribunale di Catania che ha definito il decreto ‘illegittimo in più parti e ha liberato lo scorso 29 settembre un giovane tunisino sbarcato in Italia il 20 settembre dalla frontiera di Lampedusa e poi trasferito nel centro di Pozzallo.
“Arriviamo con calma alla decisione del tribunale di Catania – ribatte Donzelli – Non provateci”.

Il deputato meloniano si sofferma sulla spiegazione del decreto, incespicando in svariati tentennamenti: “È stato stabilito che persone che hanno particolari difficoltà e che hanno avuto problemi di criminalità, se provenienti da nazioni sicure, devono avere un trattamento diverso da coloro che vengono da una nazione insicura e che hanno dimostrato problemi di criminalità”.

“Quale delle due categorie può pagare 5mila euro?”, chiede Aprile.
Donzelli, sempre con molte esitazioni, risponde: “Chi ha avuto problemi con la criminalità sta controllato non proprio nei Cpr, ma in centri che servono apposta per questi casi. Per noi finisce lì. La direttiva europea – aggiunge – stabilisce che devono essere trovate delle alternative. Tra le alternative che abbiamo messo come ipotesi, perché costretti dalla direttiva europea, abbiamo pensato a questa ma solo per casi particolari. Ma si è fatta tutta una storia su questo, quando il principio sacrosanto è distinguere tra chi scappa davvero da una guerra e chi fa il furbo”.

Il parlamentare poi attacca il tribunale di Catania: “Ha stabilito quella roba, secondo noi sbagliata, perché un tribunale non deve modificare le leggi ma deve vedere se vengono rispettate o no. Nessuno dei 4 casi che si erano rivolti al tribunale di Catania aveva posto il problema dei 5mila euro. E invece il tribunale di Catania ha parlato dei 5mila euro quando nessuno di loro ne ha fatto richiesta. Quindi, è stata una scelta per cui un giudice decide di sostituirsi al Parlamento“.

“Questa frase – obietta Aprile – detta una deputato della Repubblica è inaccettabile. La magistratura è un altro potere dello Stato, che peraltro sta cercando di applicare una legge appena emanata”.
“In democrazia – ribatte Donzelli – la magistratura deve verificare che le leggi siano rispettate, il Parlamento deve farle. Se a un magistrato non piace la legge che sta facendo il centrodestra per fermare l’immigrazione, la prossima volta voterà il centrosinistra e applicherà le leggi che farà il centrosinistra”.

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