Era stato chiesta l’esclusione dalle prossime elezioni presidenziali per il suo ruolo nella tentata insurrezione di Capitol Hill, ma la Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto la causa, segnando un’importante vittoria per Donald Trump. Il massimo tribunale statunitense ha infatti bocciato il ricorso che John Anthony Castro, anche lui candidato alle primarie dei repubblicani, aveva presentato sulla base del 14esimo emendamento della Costituzione. Istituito dopo la guerra civile, l’articolo stabilisce che un funzionario che abbia giurato di difendere la carta “deve essere escluso da cariche future se è stato coinvolto in un’insurrezione” o se “ha dato aiuto” agli insurrezionalisti. Ma la Corte Suprema ha stabilito l’innocenza di Trump, respingendo il caso senza commenti né motivazioni. Nei prossimi mesi, il tribunale dovrà però esaminare altri ricorsi sullo stesso argomento.
Mentre la Corte Suprema sanciva la sua vittoria, il tycoon si apprestava a entrare nell’aula del tribunale di New York per l’udienza iniziale del processo civile a suo carico. Processo che vede Trump accusato, insieme a due dei suoi figli (Eric e Donald Jr.), di aver gonfiato negli anni il valore degli asset della Trump Organization, così da trarne vantaggi bancari e assicurativi. Sette i capi d’accusa, dalla frode alla falsificazione di documenti aziendali e finanziari, con tanto di cospirazione: la procuratrice generale Letitia James ha chiesto un risarcimento di 250 milioni di dollari.
Parlando ai cronisti in un corridoio del tribunale, Trump ha denunciato quella che ritiene essere una persecuzione nei suoi confronti, definendo “fenomenali” le sue dichiarazioni finanziarie. “Non c’è crimine, ma il crimine è contro di me”, ha dichiarato, definendo il processo civile “una truffa e una farsa”, la “continuazione della più grande caccia alle streghe della storia”. E ancora, Trump ha accusato la procuratrice James, democratica e afroamericana, di essere “razzista”, il che “è un film dell’orrore”. Dopodiché, ha attaccato il giudice Arthur Engoron, definendolo “canaglia” e sostenendo che il processo è motivato da “ragioni politiche”.
Ben diverso il parere della procuratrice James: “Donald Trump e gli altri co-imputati hanno commesso una frode persistente e ripetuta. La settimana scorsa”, ha continuato James, “lo abbiamo dimostrato nella nostra mozione per un giudizio sommario. Oggi dimostreremo le altre nostre accuse. Il mio messaggio è semplice: non importa quanto sei potente, non importa quanti soldi potresti avere, nessuno è al di sopra della legge e la legge prevarrà”.