di Luca Tornisello*

L’anno scolastico 2023/2024 è entrato nel vivo e oltre 7 milioni di studenti sono tornati sui banchi di scuola, in un rientro che – come evidenziato da Altroconsumo – è stato all’insegna degli aumenti dei costi relativi al materiale scolastico. Ma le sfide del sistema scolastico italiano non si limitano ai costi per le famiglie.

Non mancano le novità, annunciate dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Tra di esse, i corsi di sicurezza stradale e i provvedimenti antibullismo, con la riforma sulle sospensioni e sul voto di condotta. Si introduce, inoltre, la figura dei docenti tutor e orientatori, incaricati di assistere gli studenti nelle circa 70.000 classi dell’ultimo triennio delle scuole superiori. Tuttavia, come da tradizione, si sono verificate numerose cattedre vacanti e la necessità di ricorrere a supplenti annuali, un fenomeno che coinvolge ben 200.000 insegnanti, secondo i dati sindacali, per affrontare gli inevitabili problemi organizzativi.

Ogni settembre, il dibattito sulla necessità di una ristrutturazione del sistema scolastico italiano si fa sempre più acceso. Gli esperti del settore discutono delle priorità che dovrebbero essere affrontate per migliorare la qualità dell’offerta formativa destinata a quasi otto milioni di studenti. Le sfide sono numerose, dagli stipendi dei docenti, che si collocano tra i più bassi della pubblica amministrazione e nettamente al di sotto della media europea, alla riduzione del numero di studenti per classe, dalla semplificazione dei procedimenti burocratici alla mobilità del personale docente e non docente.

E ancora l’introduzione dell’educazione sessuale e finanziaria nei programmi scolastici, richiesta che guida il dibattito per la modernizzazione dell’offerta formativa, e l’insegnamento della lingua inglese, la cui conoscenza colloca l’Italia al 26esimo posto su 35 Paesi europei. È inoltre urgente la questione del reclutamento degli insegnanti, con la necessità di stabilire criteri più rigorosi mediante l’indizione di veri e propri concorsi pubblici.

Ma, nonostante queste evidenti necessità, il sistema scolastico italiano sembra incapace di intraprendere una vera riforma. Si potrebbe osservare che la storia repubblicana ha visto svariate riforme della scuola (Berlinguer, Moratti, Gelmini, Fedeli solo per citarne alcune degli ultimi due decenni). La verità è che l’ultima riforma vera e propria della scuola italiana risale esattamente a cento anni fa (Giovanni Gentile, 1923), e che non ne abbiamo più fatte altre semplicemente perché è impossibile. O quasi.

Il motivo principale risiede nella situazione politica del Paese. Dal 1946, ben 68 governi si sono succeduti, rendendo estremamente difficile attuare una riforma strutturale, che richiede una certa stabilità di governo. Mancando la continuità nel tempo, la politica tende a concentrarsi sui risultati a breve termine, per garantirsi il consenso politico. Di conseguenza, i Ministri competenti che si susseguono tendono a concentrarsi su ritocchi e piccoli aggiustamenti, anziché su cambiamenti di vasta portata che abbiano effetti a lungo termine.

Manca, inoltre, una visione condivisa della “scuola” sia nella società che tra gli addetti ai lavori, rendendo ancora più difficile qualsiasi tentativo di riforma sostanziale. Qualcuno auspica, a questo proposito, una sperimentazione delle metodologie di successo di Paesi come la Finlandia, dove il sistema scolastico funziona in modo più efficiente e la soddisfazione degli studenti è alta.

C’è, infine, un tema finanziario: gli investimenti nazionali per il comparto scuola sono sempre troppo bassi se confrontati con il resto d’Europa. Si rende necessario e urgente un investimento straordinario sugli organici docenti e Ata, considerati l’alto tasso di lavoro precario e l’insufficienza di personale.

In questo contesto, mentre il sistema scolastico italiano affronta le sfide dell’anno nuovo, sembra che una riforma significativa resti un sogno lontano. Nel frattempo, gli studenti italiani continuano ad affrontare le stesse difficoltà, anno dopo anno, all’interno di un sistema che sembra essere rimasto immutato per troppo tempo.

* Tirocinante presso la Commissione europea, sezione fiscalità. Si occupa di problemi giuridici legati a criminalità organizzata, fiscalità e diritti umani
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