Giuseppe Spadaro, presidente del tribunale dei minori di Trento, ha criticato le serie televisive a sfondo criminale come ‘Gomorra’ e ‘Suburra’ perché, a suo dire: “Mitizzano i criminali in una fase della vita in cui fanno delle scelte. Fase in cui, lo sappiamo perché lo abbiamo fatto tutti, si è portati a trasgredire”.
Ho trovato le sue parole chirurgiche e coraggiose vista la conoscenza di quel mondo adolescenziale al quale si rivolge. Un uomo di legge dice quello che la psicoanalisi ci mostra, e che io ho tentato in questa rubrica di esaminare diverse volte: queste narrazioni televisive, nate per denunciare e smascherare l’esistenza di un mondo regolato da codici violenti e fuorilegge che si muove dietro le quinte della città, ne sono diventate (involontariamente) una celebrazione che, innestandosi nel percorso di crescita di un adolescente, rischia di trasformarsi in esempio da emulare.
Come ebbi modo di scrivere a proposito di un fatto di cronaca, qualsiasi intento educativo si è diluito nel tempo sino ad evaporare, sopraffatto dal fascino della narrazione criminale, contribuendo a creare un indotto simbolico al quale una generazione, non solo di giovanissimi, ha attinto, mutuandone usi, costumi, gergo, immagini, movenze. Nelle edicole e sui siti di e-commerce è infatti possibile trovare magliette e portachiavi marchiati ‘Gomorra’ assieme ad altri oggetti che ne celebrano il ‘brand’ di successo. Per molti ragazzi queste vicende sono divenute un elemento ispiratore perché esaltano quel senso di illimitato e di trasgressione proprio dell’adolescenza, un senso di onnipotenza che il principio di realtà, costituito dagli insegnamenti familiari e scolastici, cerca di calmierare.
Potere, legge trattata come un impiccio, maschilismo ridondante, il boss e il suo carisma come modello di riferimento, la ricchezza esibita come fine ultimo, il disprezzo del diverso. La scuola in questo universo di piombo viene descritta come un ostacolo ad una vita da prendere a morsi senza l’intralcio dell’istruzione, il tutto inserito in una visione patriarcale del mondo che, pur dando un posto alle donne, le rimette là dove un ordine vetusto le ha sempre volute. Fateci caso: in queste narrazioni la donna o è un bell’oggetto da esibire oppure, quando si trova ai posti di comando, scimmiotta in modo caricaturale la figura dell’uomo del quale ha preso il posto. Tra tutti questi messaggi, reperibili peraltro anche in altri ambiti mediatici, il più pericoloso consiste nel validare l’idea che, quand’anche la legge alla fine vince e i criminali-guappi vengono incarcerati, ne vale comunque la pena. Quella vita felice, ricca, piacevole che i protagonisti conducono prima di essere (eventualmente) arrestati vale la pena di essere vissuta. Il piacere di tutto ciò che fai mentre arriva la sanzione vale più del timore della sanzione stessa, anzi, lo eleva dandogli sapore: è la logica del perverso.
Dunque meglio un tutto e subito, meglio lanciarsi a folle velocità trasgredendo, godendo senza freni di un mondo destrutturato e spogliato della sua complessità, ridotto ad una sequenza di oggetti gadget che si possono avere attraverso l’applicazione delle regole del branco violento amministrate secondo un rigido divide et impera (E scigne so’ belle quando fanno quello che dice il padrone, pecché se vogliono comandare da sole, diventano pericolose, s’hanno âbbattere!).
In tal modo puoi avere ciò che vuoi: le automobili, le donne, gli abiti sgargianti, i politici, i giornalisti (‘Il mondo è tuo’ era il motto che campeggiava nella lussuosa casa di Scarface interpretato da Al Pacino). Il tutto calpestando ogni regola morale, etica, all’ombra di grotteschi codici d’onore e fedeltà patriarcali che così, proposte e promosse, vanno direttamente ad attingere ad un passato mai del tutto archiviato e per nulla morto che prevedeva la legge del più forte come unica lex per poter diventare ‘qualcuno’.
Dunque ha ragione, clinicamente ragione, Spadaro. Un adolescente è ovviamente suscettibile alle sirene della reverenza al capo, viatico per la genuflessione al dio denaro che, mentre il resto del mondo sfigato lavora o va a scuola, gli gonfia le tasche e gli permette di avere ai suoi piedi il mondo. Attenzione dunque alle facili emulazioni.