La vita di ogni scienziato è costellata di sacrificio e sfide, ma quella di Katalin Karikó, 68 anni, tredicesima donna a ricevere il Nobel per la Medicina, è stata particolarmente dura. È stata la stessa biochimica, a raccontarlo durante l’intervista che l’Accademia di Svezia riserva ai suoi laureati: “Dieci anni fa sono stata cacciata e costretta a ritirarmi”. E a un certo punto della carriera iniziata in Ungheria, la scienziata ha addirittura pensato di non proseguire. È stato l’incontro con Drew Weissman a permettere che i loro studi proseguissero. Poi la nuova vita scientifica in Germania e gli studi che hanno permesso di salvare molti milioni di vite.
Chi sono i due scienziati – Karikó ha completato gli studi di dottorato nell’Università di Szeged e nella stessa città ha proseguito gli studi fino al 1985, per poi trasferirsi negli Stati Uniti, alla Temple University di Philadelphia e poi nella University oh Health Science a Bethesda. Nel 1989 aveva lavorato all’Università della Pennsylvania, dove è rimasta fino al 2013. Quindi il passaggio al privato, come vicepresidente dell’azienda BioNTech Rna Pharmaceuticals. Dal 2021 ha una cattedra nell’Università di Szeged, dove aveva studiato, e una presso la Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania. È stata vicepresidente e poi vicepresidente senior dell’azienda farmaceutica tedesca BioNTech Rna.
Weissman, 64 anni, è un immunologo americano, ha svolgo la sua formazione clinica presso il Beth Israel Deaconess Medical Center della Harvard Medical School. Nel 1997 ha fondato un suo gruppo di ricerca presso la Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania. È direttore del Penn Institutite per le innovazioni sull’Rna e professore di ricerca dei vaccini. I due lavorano insieme da diverso tempo e nel 2021 si erano aggiudicati uno dei premi Breakthrough per le scoperte scientifiche fondamentali, noti come “gli Oscar della scienza”. Weissman dopo il dottorato all’Università di Boston, nel 1987, ha lavorato nel Beth Israel Deaconess Medical Center della Harvard Medical School e poi nei National Institutes of Health. Dal 1997 Weissman lavora Perelman School of Medicine nell’Università della Pennsylvania.
“Vale la pena anche per salvare una sola vita” – “Con i miei colleghi, insieme ai quali per anni abbiamo portato avanti studi che venivano considerati non convenzionali, ci dicevamo che se i nostri esperimenti avessero salvato almeno una persona ne sarebbe valsa la pena” aveva detto la scienziata nel discorso tenuto durante l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Human University, durante la quale aveva ricevuto in Italia la Laurea Honoris Causa in medicina. Alla fine, “ce l’abbiamo fatta ed è per noi un sollievo, oggi, sapere che questi vaccini a cui abbiamo lavorato sono riusciti a salvare tante vite dai gravi effetti del Covid-19”.
“L’ambiente può intimidire, soprattutto quando si è giovani. Io per esempio ero una giovane ragazza di una piccola città dell’Ungheria arrivata negli Stati Uniti”, ha ricordato la scienziata, figlia di una contabile e di un macellaio. Da giovane “ho avuto grandi insegnanti che mi hanno incoraggiato andare avanti” e in queste quattro decadi di studi sul vaccino a mRNA, “in cui non riuscivo a ottenere i risultati che volevo“, lo sprone ad andare avanti è arrivato “dall’importanza del pensare in modo critico” e dal “credere in se stessi”. In questo percorso, Katalin Kariko’ è stata aiutata anche dal marito. Di qui l’appello alle giovani donne: “Non dovete scegliere tra la carriera e avere dei figli, ma trovare l’uomo giusto, che tiene ai vostri sogni e supporta le vostre decisioni”.
“Ogni ottobre mia madre mi diceva: ascolterò alla radio che forse hai vinto il premio Nobel – ha raccontato oggi Karikò in un video della Penn University statunitense – Rispondevo a mamma che non ho mai ricevuto nemmeno una borsa di studio. Allora lei replicava ‘ma il capo dice che lavori così duramente’, e io le spiegavo che tanti scienziati lavorano molto, molto duramente. È ovviamente il premio più importante che uno scienziato possa ottenere”, dichiara Weissman accanto alla collega. “È un onore incredibile”, aggiunge. “Penso che la cosa importante”, precisa, “sia che lavorando l’uno senza l’altro non saremmo potuti arrivare a questo risultato”.
A congratularsi per il riconoscimento ottenuto anche il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che in una nota sul social media X ha scritto: “Congratulazioni enormi a Katalin Karikó e Drew Weissman per aver vinto il Premio Nobel per la medicina 2023, per le loro scoperte che hanno consentito lo sviluppo di vaccini mRna efficaci contro il Covid-19. La loro dedizione per la scienza ha contribuito a salvare vite umane”.