La lunga articolata intervista, poi le precisazioni e infine la conferenza stampa che chiarire il motivo delle sue affermazioni. La ricerca della verità e l’appello alla Francia, e in particolare al presidente Emmanuel Macron, di Giuliano Amato, uscita dalla pagine di cronaca politica entrerà negli uffici del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Martedì alle 13.30 il Copasir sentirà in audizione l’ex premier. Che ogni probabilità ripeterà quanto già detto appunto nelle ultime settimane, mentre l’audizione in procura a Roma che era stata ipotizzata non è stata portata a termine. L’ordine del giorno è come sempre segretato e l’audizione si tiene ai sensi dell’articolo 31, comma 3, della legge n. 124 del 2007 secondo cui il Comitato può ascoltare “ogni altra persona non appartenente al Sistema di informazione per la sicurezza in grado di fornire elementi di informazione o di valutazione ritenuti utili ai fini dell’esercizio del controllo parlamentare”.

L’indagine dei pm capitolini si avviava all’archiviazione fino a qualche mese fa. L’ex premier e presidente della Consulta era già stato sentito nel 2008 come testimone dai pm proprio in seguito alle dichiarazioni dell’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, secondo il quale ad abbattere il Dc9 dell’Itavia il 27 giugno del 1980 sarebbe stato un missile francese. Per 15 anni i magistrati della Capitale hanno cercato, tra lunghissime rogatorie, acquisizione di atti, analisi di documenti e audizioni, di arrivare ad una verità. Il fascicolo, coordinato dall’aggiunto Erminio Amelio, in assenza di nuovi elementi sembrava destinato all’archiviazione. Il fascicolo fu aperto contro ignoti e così è rimasto. I magistrati hanno ritenuto quindi non sentire Amato e intendono chiudere il fascicolo entro la fine dell’anno.

L’abbattimento dell’aereo, partito da Bologna, fu la conseguenza di uno “scenario di guerra”. E che sia stato un missile a far inabissare il veivolo è verità giudiziaria da oltre 11 anni quando la Cassazione civile ha stabilito i risarcimenti per i parenti delle vittime e gli eredi del patron dell’Itavia. Ma è una certezza anche che quella sera il quadrante aereo sul Mediterraneo fosse pieno di velivoli militari che si sono incrociati sul mar Tirreno. La pista della bomba o del cedimento strutturale sono state escluse da anni. La Procura di Roma riaprì le indagini nel giugno del 2008 dopo aver convocato e sentito come testimoni Cossiga e Amato, ai tempi sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

L’iniziativa fece seguito alle dichiarazioni del capo di Stato secondo il quale ad abbattere il DC 9 sarebbe stato un missile “a risonanza e non ad impatto” lanciato da un aereo della Marina militare francese. Agli atti dell’indagine ci sono i verbali di audizione di alcuni piloti francesi che hanno confermato come quella notte fu intenso il traffico aereo dalla base militare in Corsica. “La ragione, che ci crediate o no, è che una persona di 85 anni comincia a ragionare avendo in mente qualcosa di diverso rispetto a quello che possono avere i giornalisti che si occupano di cronaca politica. Sono un uomo di 85 anni. Avevo cominciato a pensare che questa ricerca, a cui queste famiglie non rinunciano, sta per arrivare a un tempo in cui diventa irrealizzabile, perché si muore. Ecco. L’ho fatto per il peso della mia età…” aveva detto l’ex premier durante un incontro organizzato alla Stampa estera di Roma.

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