Roma, metti una sera di fine settembre alla Sala Umberto. La scorsa settimana ho avuto l’occasione di partecipare alla prima stagionale di Un giorno come un altro, piéce a due attori scritta e diretta da Giacomo Ciarrapico. Sul palco Luca Amorosino e Carlo De Ruggieri. Teatro gremito anche di tanti attori, soprattutto della compagnia – utilizziamo questo termine per l’occasione – di Boris, la serie icona passata recentemente da Sky a Disney+ per la sua quarta stagione.
Così, accomodandomi in platea, è stato naturale ritrovarmi circondato da spettatori come Ninni Bruschetta (il direttore della fotografia che smarmellava), Caterina Guzzanti (in Boris l’ispettore di produzione Arianna), Alessandro Tiberi (l’ex-stagista soprannominato Seppia), il regista Massimiliano Bruno (che lì faceva Martellone, il comico greve), e scherzare sulle reciproche voluminosità per alzarmi dal mio lasciando passare tra le poltroncine verso il suo posto Francesco Pannofino (l’inossidabile capocomico René Ferretti). Tutti accorsi affettuosamente intorno ai tre compagni di set. Ma lo spettacolo era tutto sul palco, che prima del buio disvelava già la scenografia di un seggio elettorale. Cattedra scolastica con due sedie, e verso il fondale la classica cabina elettorale, luogo oscuro e segreto dove si mette la crocetta su ogni democratica votazione. Buio.
De Ruggieri in scena diventa Ranuccio, oculato e ingiacchettato segretario elettorale d’esperienza con l’ambizione di essere nominato presidente di seggio che ci tiene a dare e farsi dare del lei. Meglio ancora se dottore. I formalismi che già tradiscono ansie e insicurezze di questo piccolo italiano medio inizieranno a traballare con gli scossoni prodotti da Marco, nuovo membro del seggio. Ritardatario, fancazzista e con la bottiglia di vino passatempo nello zaino rappresenta non soltanto l’esatto opposto di Ranuccio, ma tutto il malcostume che quest’uomo mite e democratico considera negativo fuori quanto dentro il lavoro al seggio. Il loro continuo confronto/scontro ricorda vagamente quelle estreme distanze inscenate da Carlo Verdone con Angelo Infanti in Borotalco durante gli incontri con Manuel Fantoni. E ancora più indietro rimanda a quei compagni di viaggio che erano Gassman e Trintignant nel Sorpasso.
Ciarrapico scrive un gioco a due. Percorre una normale giornata di voto rovinosamente destinata a diventare un flop di defezioni dove i suoi due personaggi, naufraghi dell’elettorato ed esuli in sezione, si confronteranno tragicomicamente. Emergono vizi e attriti di un’Italia contemporanea spocchiosa e disorganizzata, indolente e sfacciata, compita ma incompiuta, ansiosa e inefficace. Questa commedia ci parla di astensione, vizio del gioco e cinismi del mondo delle scommesse, di famiglie separate, mariti illusi e piccole ambizioni irrealizzate. Ma anche di destra e sinistra senza mai nominarle apertamente.
Un giorno come un altro funziona molto bene anche grazie ai protagonisti De Ruggieri e Amorosino, attori capaci di sfaccettare i loro personaggi tra soddisfazioni minimali e sconfitte macroscopiche. Il primo è perfetto nell’impersonare il buono un po’ troppo rigido, magari meritevole ma inesorabilmente destinato alla figura di gregario, il secondo fa un maschietto alpha per caso, guascone simbolo di un’Italietta spaccona che campicchia di momentanee fortune. Il piccolo thao disegnato drammaturgicamente da Ciarrapico brilla sul palco, apostrofa in rosa alcune paroline/tormentone di Boris ammiccando allegramente al pubblico e regala momenti di risate intelligenti e sketch che potrebbero svilupparsi pure in un film. Magari in futuro, chissà.
Se la prima assoluta come evento unico ad aprile aveva riempito il Cometa Off, un piccolo teatro di Testaccio, alla prima stagione nel Teatro Sala Umberto, dal 26 settembre all’8 ottobre, seguiranno le date dell’11 novembre all’Auditorium Zambra di Ortona, in Abruzzo, e del 20 gennaio al Teatro Turroni di Sogliano sul Rubicone, in Emilia Romagna.
Photo credits: Chiara Lucarelli