È un grande Jannik Sinner in terra cinese. Dopo le difficoltà e i malessere accusati nei quarti contro il bulgaro Grigor Dimitrov, l’azzurro si riscatta e batte nuovamente il numero 2 del mondo Carlos Alcaraz (con il punteggio di 7-6, 6-1) nella semifinale dell’Atp 500 di Pechino, centrando così un’altra finale, la quinta in questo suo 2023. Nell’ultimo atto adesso si ritroverà di fronte il russo Daniil Medvedev (vincente nettamente contro Alexander Zverev), un vero e proprio tabù per l’altoatesino fino a questo momento. La partita contro Alcaraz acquista però anche un valore storico per tutto il tennis azzurro. Sinner infatti con questo successo da lunedì prossimo sarà numero 4 del mondo, una posizione che un tennista italiano non occupava da ben 47 anni, dal 1976 con Adriano Panatta. Il tutto a soli 22 anni.

E pensare che la partita di Sinner era cominciata nel modo peggiore possibile. Pronti, via e Alcaraz si ritrova subito sopra di un break e con la palla per il doppio vantaggio. Lo scampato pericolo scuote l’azzurro. Contro-break, break e nuovo contro-break di Sinner. L’equilibrio non si spezza mentre invece la qualità sale di minuto in minuto. Il tie-break appare quindi la naturale conclusione di un primo parziale giocato a un livello altissimo. Qui Sinner approfitta di qualche errore di troppo dello spagnolo e chiude il set dopo più di un’ora di gioco. Il vantaggio cambia profondamente l’inerzia della sfida, e Sinner è bravissimo ad approfittarne. Primo turno di servizio del secondo set e Alcaraz perde subito la battuta. Lo spagnolo prova a reagire ma Sinner non concede niente, annullando tutte e cinque le palle break a disposizione. Ultimi brividi che anticipano l’allungo decisivo, che si traduce con il doppio break di vantaggio e si conclude con un debole rovescio sotto al nastro di Alcaraz.

Come detto, la finale di Pechino rappresenta un momento storico per il tennis maschile italiano. Da lunedì 9 ottobre un italiano tornerà ad piazzarsi al numero 4 del ranking mondiale. Prima di Sinner c’era riuscito soltanto Adriano Panatta nel 1976, dopo i titoli agli Internazionali d’Italia a Roma e al Roland Garros. In un colpo solo l’azzurro supera Holger Rune, Andrey Rublev e Stefanos Tsitsipas. Nel femminile invece due sono state le tenniste capaci di salire così in alto in classifica: Sara Errani nel 2013 e Francesca Schiavone nel 2011. Ma questa finale è anche altro. Sinner mette la parola fine alle polemiche che si sono susseguite nell’ultimo mese per la decisione dell’altoatesino di non rispondere alla chiamata in Nazionale per la Coppa Davis. Ora l’accesso alle Atp Finals di Torino è davvero a un passo, e l’ufficialità potrebbe arrivare al prossimo Masters 1000 di Shanghai, in cui Sinner esordirà contro uno tra Marcos Giron e Daniel Galan. Ma prima c’è da conquistare il nono titolo in carriera (il terzo in questa stagione dopo Montpellier e il Masters 1000 di Toronto), per provare finalmente a invertire una tendenza contro Medvedev che lo vede indietro negli scontri diretti per sei a zero.

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