Prevenire è meglio che curare. Anche con il rischio di peccare di eccesso di zelo. Questo il ragionamento alla base dell’apparato censorio cinese che ha portato alla rimozione dal web dell’immagine di due atlete ai Giochi asiatici, in corso in questi giorni ad Hangzhou, per un riferimento (del tutto casuale) ai fatti di Tiananmen. L’episodio si è verificato martedì 3 ottobre, quando, al termine della finale dei 100 metri ad ostacoli, le atlete cinesi Li Yuwei e Wu Yanni si sono scambiate un abbraccio di incoraggiamento. Li ha vinto l’oro con un tempo di 12,74 secondi mente Wu è si è inizialmente posizionata al secondo posto arrivando 0,03 secondi dopo la compagna, ma è successivamente stata squalificata per falsa partenza, lasciando il podio all’indiana Jyothi Yarraji.

Ad allertare i censori dello spazio digitale della Repubblica popolare, il fatto che le pettorine delle due atlete raffigurate nello scatto più condiviso sui social presentassero rispettivamente i numeri 6 e 4. Un’accoppiata che potenzialmente ricorda la strage del 4 giugno 1989, quando l’Esercito popolare di liberazione ha aperto il fuoco sui manifestanti in piazza Tiananmen con fucili d’assalto e carri armati causando, secondo stime non confermate, tra le centinaia e le migliaia di morti.

In Cina è la Cybersecurity Administration of China (Cac) a regolamentare lo spazio digitale della Rpc, imponendo standard e linee guida per il comportamento online che includono una serie di argomenti considerati “sensibili”. Tra questi le famigerate “3T“: Tiananmen, Tibet e Taiwan. Nell’edulcorato web cinese le proteste di piazza Tiananmen sono state progressivamente ridimensionate dalla memoria storica rivisitata propagata dal Partito comunista, fino a considerare quanto accaduto alla stregua di una semplice manifestazione studentesca. Per rendersene conto basta navigare sui motori di ricerca cinesi come Baidu (Google locale), che come primo risultato mostra le caratteristiche architettoniche della piazza senza cenni storici del suo passato più controverso. Sui social invece, spazio di aggregazione virtuale per circa 900mila utenti cinesi, le parole chiave relative all’anniversario della strage vengono sistematicamente oscurate dalle piattaforme, che moderano i contenuti per non incorrere in sanzioni da parte della Cac.

Ecco così che su Weibo, sito di microblogging simile a X, l’immagine delle due atlete con le pettorine che ricordano la data storica sono state rimosse nel giro di poche ore. Non si è trattato di una censura pervasiva e alcuni articoli disponibili online presentavano ancora la fotografia incriminata, ma la censura non è passata inosservata agli utenti del web. “Davvero siamo arrivati a questo punto?” ha commentato un utente Weibo sotto a un post con una foto oscurata. “Di che cosa hanno paura?” gli ha fatto eco un altro. I netizens (citttadini del net ndr) cinesi, abituati a muoversi in un contesto digitale controllato e limitato e lungi dall’essere passivi recettori della censura, hanno da sempre trovato alternative creative e brillanti per circumnavigare il controllo online e continuare a discutere di temi sensibili. Per parlare di Tiananmen, per esempio, negli anni il web cinese ha creato nuove parole chiave, riferimenti sottili, omofoni e meme per bypassare la censura. Scrivere “46” , “64″, ma anche “8×8” (che fa 64 e quindi 4 giugno), ma anche “35 maggio” (31 maggio più quattro giorni di giugno) sono alcuni dei modi per parlare di Tiananmen senza essere direttamente rintracciati.

Quello tra utenti e censori rimane tuttavia un gioco del gatto e del topo, con le piattaforme che rincorrono i neologismi del web per perfezionare il loro filtro censorio. Esiste poi un tipo di censura manuale, con Weibo che impiega una squadra di almeno 1000 dipendenti per queste operazioni, talvolta con risultati goffi o controproducenti. È il caso delle proteste contro il Covid scoppiate lo scorso novembre in diversi centri urbani della Cina, le cui immagini censurate non hanno fatto che stimolare la condivisione da parte degli utenti al di fuori dei confini cinesi. Ma anche l’episodio che ha fatto la storia del trash del web nella Rpc, quando al Coachella 2022, i censori cinesi hanno faticato a mantenere il quadrato pixellato sul lato B di Megan Thee Stallion durante la sua animata performance. In entrambi i casi, l’attività delle piattaforme ha sortito l’effetto opposto a quello desiderato, rendendo virale l’argomento. Come nota un utente cinese sul caso delle atlete ai Giochi asiatici di Hangzhou: “Se non l’aveste fatto notare, nessuno ci avrebbe fatto caso. La vostra è pura paranoia“.

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