Ospite de L’aria che tira (La7), lo storico Luciano Canfora commenta l’attacco incrociato del governo Meloni contro la giudice civile del tribunale di Catania Iolanda Apostolico, che non ha convalidato il fermo di tre migranti tunisini trattenuti nel Cpr di Pozzallo.
“Ai tempi in cui Salvini era ministro dell’Interno – esordisce Canfora – il nemico era Carola Rackete. Tutti i regimi reazionari hanno bisogno di un nemico da additare e su cui convogliare le ostilità. È una storia molto antica. Credo che a questa giudice vada dato un premio Nobel, perché attua in modo concreto un principio del Vangelo, in cui si dice di avere affetto per il prossimo”.
E aggiunge: “Il cardinale Zuppi giorni fa ha detto che è curiosa questa necessità di stabilire il prossimo migrante da scegliere con la teoria ridicola dei clandestini e dei migranti legittimi. Se non fosse una tragedia umana, sarebbe grottesca. Ma la storia riserva dei momenti del genere”.
Il dibattito poi si sposta sul leader della Lega Matteo Salvini, che si è fatto immortalare con le buste della spesa fatta a Esselunga. Canfora ironizza citando Benito Mussolini: “Abbiamo simpatia per questa autogestione della spesa da parte del ministro. È un piccolo tassello della sua vita quotidiana. Ricordo che negli anni ’30 avemmo un primo ministro che faceva il trebbiatore e si faceva fotografare mentre tagliava il grano. Era un uomo di notevoli capacità, ma con queste cadute un po’ buffe”.
E conclude: “La stampa dell’epoca esaltava la bravura di Mussolini a cavallo. Lui tutte le mattine a Villa Torlonia faceva un giro a cavallo e in particolare La Stampa di Torino ne dava notizia in modo accurato. Tornando ai giorni nostri, direi che andrebbe scelta una linea più riservata da parte di chi governa. Non dico che debbano ispirarsi a Giovanni Giolitti – chiosa – un esempio di grande serietà personale, ma ad esempio non abbiamo mai visto Alcide De Gasperi fare scene del genere. E noi abbiamo nostalgia per queste persone serie“.