Negli ultimi 8 mesi l’indice di fiducia nel governo Meloni è calato di quasi dieci punti: si tratta di un trend progressivo punteggiato da 5 ribassi da febbraio a oggi. Emerge dal periodico “Osservatorio politico nazionale” dell’istituto Ixè. Un percorso in discesa che al momento si è concluso con una flessione dell’1 per cento nell’ultimo mese e porta il gradimento nei confronti dell’esecutivo al 41 per cento. Per un raffronto: nel suo ultimo mese il governo Draghi chiuse al 60, mentre il governo Conte 2 concluse il suo percorso al 53. Tutto questo mentre ci si avvia al giro di boa del primo anno dal giuramento di premier e ministri nelle mani del presidente della Repubblica.

Le risposte positive al quesito sulla fiducia si dividono tra chi ha “molta fiducia” (poco sopra all’8 per cento) e chi ha “abbastanza fiducia” (il restante 32 e un po’). Quelle negative – che insieme totalizzano il 59,2 per cento – sono rappresentate dal 32 per cento di chi dice di avere “poca fiducia” e il 27 che non ne ha “nessuna“. Se è prevedibile che la fiducia e la sfiducia si calibrano in modo diversa a seconda degli schieramenti di centrodestra o centrosinistra, più interessante notare le differenze se si incrocia il dato con quello delle fasce d’età. Più chiaramente il tasso di fiducia raggiunge la media generale solo nelle fasce d’età dai 45 anni, dato che va a salire dal 40 per cento della fascia 45-54 anni al 42 della fascia 55-64 fino agli over 65 tra i quali il governo ottiene un gradimento superiore al 52 per cento, cioè dieci punti in più della media. La tendenza è opposta tra i più giovani. La fiducia complessiva nel governo scende al 31 per cento tra chi ha tra 35 e 44 anni e al 34 nella fascia 18-34 anni. In questi ultimi due casi chi ha “molta fiducia” non va oltre il 3-4 per cento.

Non è un gran periodo nemmeno per l’istituzione Unione europea. La fiducia non va oltre il 41 per cento e Ixè registra un calo del 13 per cento in un mese e qui bisognerebbe capire quanto pesa nella percezione dell’opinione pubblica l’inazione di Bruxelles e degli alleati dell’Italia nella questione dei migranti, esplosa alla metà del mese scorso con le immagini delle code di barchini in attesa di sbarcare a Lampedusa. Anche in questo caso c’è una differenza notevole a seconda dell’età degli intervistati: è molto più alta tra i giovani, mentre è più bassa tra i più anziani. Vale la pena sottolineare che la fiducia nell’Ue era schizzata in alto di trenta punti nei due anni di pandemia, evidentemente alimentati anche dall’impegno delle istituzioni europee anche dal punto di vista economico.

L’elemento che resta è che i dati non proprio rosei dei sentimenti nei confronti del governo non hanno alcun effetto sulle intenzioni di voto, analizzate dall’istituto Ixè a distanza di circa 20 giorni (14 settembre-3 ottobre). Basti pensare che, a prescindere dalle variazioni di ciascun partito (che contano soprattutto mentre si va verso le Europee che prevedono un sistema proporzionale), i due schieramenti sono ancora divisi da almeno 5 punti percentuali: il 46 per cento circa per il centrodestra, poco meno del 41 per il centrosinistra. Fratelli d’Italia perde mezzo punto e comunque resta a comunque intorno al 30. Nel frattempo in queste tre settimane queste perdite vengono più che recuperate dagli alleati: sia la Lega (8,5) sia Forza Italia (6,8) aumentano di quasi un punto ciascuno. Calano tutti i partiti del centrosinistra o del campo progressista: il Pd è al 20,6 (-0,2), il M5s segue di 4 punti (16,6, -0,5), l’Alleanza Sinistra-Verdi, che perde più di tutti a sinistra, al 3,6 (-0,8). Bassissima, al momento, la quota di coloro che dicono che sicuramente andranno a votare alle Europee: 43,9 per cento.

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