Il punto nascita di Avola, in provincia di Siracusa, “non ha uno dei requisiti necessari per gli standard di sicurezza minimi richiesti”. La denuncia è in una lettera firmata da nove medici e inviata all’Azienda sanitaria. La struttura non ha la terapia intensiva e da protocollo è obbligata ad avere attivo il servizio di trasporto di emergenza neonatale (Sten). Un servizio che, però, secondo i medici non è al momento attivo. L’Azienda sanitaria, interpellata da ilfattoquotidiano.it, nega. Ma i medici sostengono che la copertura è garantita solo dalla “reperibilità costante del primario“.

E non è l’unica criticità segnalata dal noscomonio “Giuseppe di Maria” di Avola. Nei mesi scorsi un’ispezione dei Nas ha rilevato che l’uscita di sicurezza del reparto di pediatria è chiusa a chiave, e alcuni respiratori sono imballati e sigillati in uno stanzino. La struttura è stata aperta nella primavera dello scorso anno nel comune amministrato dai sindaci Fdi Cannata (prima Luca Cannata e poi la sorella Rossana), in piena campagna elettorale e in pompa magna dal governo regionale targato Nello Musumeci.

Avola roccaforte meloniana – Già al momento della creazione del punto nascita di Avola, c’era stata una spaccatura interna ai dirigenti ospedalieri siracusani perché avrebbe drenato personale dalle altre strutture. Nella riunione, alla quale era presente, secondo quanto riferito a ilfattoquotidiano.it, anche l’allora sindaco avolese Luca Cannata, i dirigenti di anestesia e pediatria hanno espresso le loro criticità ai vertici aziendali e al commissario straordinario Salvatore Lucio Ficarra. Quest’ultimo già sulla graticola durante la pandemia, per alcune scelte che avevano fatto imbufalire i medici siracusani, salvato in extremis dall’intervento dell’allora assessore alla salute Ruggero Razza, altro musumeciano doc. Nei giorni della nuova apertura (maggio 2022), il direttore di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Umberto I di Siracusa, Antonino Bucolo, chiude per alcuni giorni gli ambulatori di maternità infantile, affiggendo un foglio dietro la porta: “Avviso: chiusura dei servizi ambulatoriali per carenza di personale medico”. Avola da diversi anni è una delle roccaforti siciliane dei meloniani, grazie alla presenza dei fratelli Luca e Rossana Cannata. Lui per due mandati consecutivi ne è stato il sindaco e oggi siede a Montecitorio; lei invece è subentrata alla guida della città alle comunali del 2022, dopo essere stata deputata regionale. Agli eventi elettorali, presenziava anche l’assessore Razza. E già si vocifera che i Cannata mirano a Bruxelles.

I Nas e le carenze strutturali – Come molte strutture ospedaliere italiane, anche Avola soffre della carenza di personale, sopperita con ordini di servizio che hanno imposto il “prestito” di medici da altri nosocomi della provincia. Nei giorni scorsi i vertici dell’Asp di Siracusa hanno ricevuto la lettera firmata da nove medici dell’ospedale di Lentini, chiamarti a prestare servizio ad Avola a turni di 30 giorni, riferendo di essere a conoscenza che lo Sten non c’è, uno dei “requisiti necessari per gli standard di sicurezza minimi richiesta per l’apertura del punto nascita”. Premesso che la terapia intensiva è solo all’ospedale Umberto di Siracusa, se nella struttura avolese dovesse esserci un’emergenza, il neonato dovrebbe essere subito trasferito nel capoluogo. Ecco perché, i nove medici chiedono ai manager Asp di Siracusa “delucidazioni” sul “comportamento da seguire nel caso in cui si verificassero le condizioni per l’attivazione del servizio di trasporto emergenza neonatale (Sten)”. La mancanza dello Sten “esporrebbe i neonati ad un elevato rischio e costringerebbe i medici in servizio a eseguire procedure che non rientrano nelle loro competenze, come il trasferimento di un neonato” nelle “unità di terapia intensiva neonatale (Utin)”, e che potrebbe provocare “risvolti medico legali gravissimi, in caso di eventi avversi”. E citano il caso della piccola Nicole, nata nel febbraio 2015 nella clinica privata Gibiino ma a causa di una crisi respiratoria trasferita d’urgenza a Ragusa, dopo che non c’erano posti letti in nessuna struttura del capoluogo etneo. La piccola è deceduta durante il trasporto in ambulanza. Aggiungiamo che al momento, proprio per sopperire all’assenza dello Sten, il primario di pediatria di Avola risulterebbe reperibile ogni giorno. Nei mesi scorsi, i Nas hanno ispezionato l’ospedale, registrando che l’uscita di sicurezza del reparto di pediatria è chiusa a chiave, con davanti la porta due vasi con le piante. Il motivo? La porta si aprirebbe nel reparto di psichiatria. Inoltre, secondo le ricostruzioni, sono stati segnalati anche tre ventilatori, mai utilizzati, e chiusi in uno stanzino.

Replica ASL e Regione – “Lo Sten è assolutamente attivo, la rete viene attivata” e i pazienti vengono “mandati su Siracusa che poi è previsto facciano l’eventuale trasferimento, altrimenti non potremmo tenere il punto nascite aperto, inoltre ci sono anche due posti letto di neonatologia – precisa Antonio La Ferla, direttore sanitario dell’ospedale di Avola -. Questa è una polemica sterile e solo interna, perché quattro pediatre della nostra struttura sono in maternità, c’è un enorme difficoltà a trovare il personale, abbiamo già avviato i concorsi, ma nel frattempo per garantire il servizio abbiamo proceduto con i trasferimenti temporanei interni all’azienda e con turni incentivanti, pagati extra, come previsto dalla normativa”. Nella loro lettera, i medici però citano il decreto regionale (maggio 2015) sulla “procedura operativa reti Sten”, dove è specificato che nella Sicilia Orientale sarà “l’Ospedale Santo Bambino (oggi San Marco)” che “garantirà” per “ servizi resi dalle reti Sten” le “province di Catania, Ragusa e Siracusa”.

Quindi, stando alle ricostruzioni e a quanto dichiara La Ferla, al momento il neonato in caso di emergenza viene prima trasferito da Avola all’Utin di Siracusa, che poi a sua volta provvede all’eventuale trasporto al San Marco di Catania, struttura di terzo livello. Da qui, sostengono i firmatari, la necessità di avere il primario sempre reperibile.

L’assessora della Salute Giovanna Volo, contattata da ilfattoquotidiano.it, non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito, ma la Regioneha diffuso alcuni dati. Nel 2022 ci sono stati 241 parti ad Avola, di cui il 41% cesari. Mentre nel 2023 sono circa 280 parti. Le direttive ministeriali prevedono che un punto nascita dovrebbe garantire 500 parti l’anno. Quindi siamo sotto soglia. Già nel 2019, le società scientifiche di ostetrica e ginecologica, neonatologica e pediatrica avevano espresso “grande preoccupazione” ritenendo che “tenere aperti reparti con meno di 500 parti mette a rischio la salute delle mamme e dei figli”. La Regione precisa che la struttura ospedaliera di Avola dispone di 14 posti letto in unità complessa di ginecologia, altri 2 unità operative con neonatologia, e infine 9 di terapia intensiva, questi ultimi però condivisi con tutto il nosocomio.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

“Il Punto Nascita dell’ospedale di Avola – dichiara il commissario straordinario dell’Asp di Siracusa Salvatore Lucio Ficarra – è stato istituito nel 2015 dal Governo regionale Crocetta (e non nazionale) con D.A. della Regione Siciliana 46/2015. L’apertura del punto nascita è prevista obbligatoria nei DEA di 1° livello secondo i criteri stabiliti dal DM 70/2015. Il punto nascita di Avola è l’unico a servire la zona sud della provincia aretusea il cui bacino distrettuale è di 100.000 abitanti circa. La mancanza della Ostetricia e Ginecologia nel sud della provincia era causa di grave disagio per gli utenti costretti a rivolgersi agli ospedali delle province vicine alimentando, tra l’altro, il fenomeno della mobilità passiva con danno anche economico per l’Asp di Siracusa. Per l’apertura del reparto, contrariamente a quanto sostenuto dal giornalista, non è stata organizzata da questa Direzione alcuna cerimonia di inaugurazione e non risulta allo scrivente di essere stato posto da chicchessia “sulla graticola”. Piuttosto, grazie all’attività svolta, lo scrivente è stato insignito della onorificenza di “Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica” su proposta del Ministro degli Interni nell’anno 2022. Tra le presunte criticità dell’ospedale di Avola segnalate nell’articolo, si evidenzia che l’ispezione dei NAS rientra tra le attività svolte in tutti gli ospedali – e non solo in quello di Avola – ed in tutte le province. All’esito dell’ispezione i NAS hanno rilevato, a seguito di una errata dichiarazione della coordinatrice infermieristica, alcune e non gravi irregolarità che non hanno comportato né la sospensione dell’attività né la chiusura del reparto come risulta dalla relazione della Direzione Sanitaria dell’ospedale di Avola inviata agli organi competenti. Per quanto attiene alla mancanza dell’UTIN, non è stata prevista dalla Rete ospedaliera, né per l’ospedale di Avola né per l’ospedale di Lentini ma solo per l’ospedale di Siracusa. Il direttore dell’UOC di Pediatria di Avola ha diramato le procedure da seguire a tal proposito con specifica disposizione di servizio datata e firmata. Altra inesattezza riguarda il numero dei nati ad Avola in un anno: da maggio 2022, data di apertura del reparto, a maggio 2023, i nati sono stati 517, quindi un dato pienamente in linea con le direttive ministeriali. Tutto ciò nonostante le ovvie criticità connesse all’avviamento dell’attività. Nel 2022, secondo i dati AGENAS, i parti cesarei (tenuto conto che è il primo anno di funzionamento) sono stati il 31 per cento circa. Quanto sopra – conclude – per dovere di verità, ricordando che l’Azienda ha sempre lavorato e continua a lavorare per garantire un adeguato ed efficiente servizio sanitario pubblico alla collettività, che garantisca il giusto contemperamento tra esigenze di cura, tempi di attesa e risorse disponibili. Le critiche costruttive sono sempre ben accette e servono da pungolo, non anche quelle meramente pretestuose, animate in alcuni casi da contrapposizioni politiche e posizionamenti personali, che di fatto collidono con gli interessi pubblici al mantenimento di un’efficiente struttura pubblica al servizio della collettività”.

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