Ancora pressione sui rendimenti dei titoli di Stato, non solo italiani. Come spesso accade però i Btp soffrono più degli analoghi bond esteri le fasi di turbolenza. Il rendimento ha toccato in tarda mattinata il 4,9%, livello più alto da 11 anni e non lontano da quella soglia, anche psicologica, del 5%. Da alcune settimane i titoli sovrani pagano l’ipotesi di tassi di interesse che rimarranno su livelli elevati ancora per un periodo di tempo relativamente lungo. Le nuove emissioni verranno via via collocate con rendimenti più alti e i titoli in circolazione tendono ad allinearsi. I rendimenti dei bund tedeschi salgono oggi di 2 punti base a 2,93%. Il differenziale di rendimento con quelli italiani (spread) si allarga così fino a quasi 200 punti. I decennali spagnoli pagano il 4,03% (+ 4) e quelli francesi il 3,5% (+ 2). Continuano ad aggiornare i massimi dal 2007 anche i Treasury americani, il cui rendimento si è issato al 4,739%

Più i tassi salgono più sale la spesa dello stato per pagare gli interessi sui suoi titoli. Nel caso italiano l’esborso potrebbe essere nel 2024 intorno ai 90 miliardi di euro. Ad aiutare la sostenibilità del debito c’è un tasso di inflazione oggi superiore a quello del 2011, anno in cui l’Italia si trovò al centro di una crisi finanziaria che causò anche la caduta del governo Berlusconi e l’arrivo a palazzo Chigi del “tecnico” Mario Monti. Prosegue bene intanto l’operazione di collocamento del Btp valore che nella prima giornata di ieri aveva raccolto quasi 5 miliardi di euro e a metà giornata regista sottoscrizioni per altri 2 miliardi. Il collocamento del titolo concepito per i piccoli risparmiatori si concluderà il 6 ottobre.

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