Si alza il livello dello scontro tra i lavoratori americani dell’auto in sciopero e i grandi produttori. General Motors e Ford hanno annunciato oggi il licenziamento di 500 addetti giustificandolo come effetto delle ricadute della mobilitazione. Lo sciopero proclamato dal Unitited Automobile Workers (Uaw) è iniziato lo scorso 15 settembre in tre impianti strategici dei big statunitensi Stellantis, Gm e Ford. La mobilitazione è strutturata in vista di una “escalation” nel tempo. All’inizio si sono fermati circa 10mila lavoratori, ora sono già 25mila su un totale di oltre 100mila.

Le richieste sono ambiziose, aumenti salariali del 40% e riduzione degli orari di lavoro del 30%, ma il conto viene presentato a tre gruppi che negli ultimi anni hanno fatto centinaia di miliardi di dollari di utile e che hanno alzato di molto le retribuzioni dei loro manager e il denaro distribuito agli azionisti. I tre amministratore delegati hanno stipendi vicino ai 30 milioni di dollari, molto di più rispetto a quello dei vertici di molti concorrenti europei o asiatici. In sostegno delle rivendicazioni dei lavoratori si è schierato anche il presidente Joe Biden (oltre all’ex Barack Obama) che, per la prima volta nella storia della Casa Bianca, lo scorso si è presentato ad un picchetto. Su questa vertenza si gioca anche una parte della campagna elettorale per la presidenza. Secondo alcune stime i rallentamenti alla produzione hanno già causato danni per 4 miliardi di dollari.

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