“Te lo metto subito hai capito? Ma pure che non va bene glielo trovo”. “Te la trovo non ti preoccupare… O al Consorzio di bonifica o da qualche parte te lo trovo…O a Calabria verde il coso te lo trovo”. L’avvocato Ottavio Tesoriere, area Forza Italia, parla di voti e di posti di lavoro nell’intercettazione registrata dalla squadra mobile nell’ambito dell’inchiesta “Garbino”, coordinata dalla Dda di Catanzaro che stamattina ha arrestato 11 persone ritenute espressione delle cosche di Isola Capo Rizzuto, nel crotonese. Candidato alle ultime elezioni regionali nella lista “Forza Azzurri”, che sosteneva il governatore Roberto Occhiuto, l’avvocato Ottavio Tesoriere è uno dei 29 indagati dell’inchiesta. Ex consigliere regionale ed ex assessore comunale di Crotone, il professionista calabrese non è stato eletto pur avendo raccolto 1104 preferenze. Per assicurarsi un seggio a Palazzo Campanella sono troppo poche ma per quelle ha brigato parecchio stando all’inchiesta del procuratore Gratteri e dei suoi pm Paolo Sirleo, Domenico Guarascio e Paquale Mandolfino.

Basta ascoltare alcune intercettazioni come quella del 3 ottobre 2021, il primo giorno di apertura delle urne: “E si – dice Tesoriere – ora mi stanno mandando una marea di messaggi con le fotografie che mi hanno votato tutti…”. Tra i tutti ci sono anche personaggi ritenuti legati alla ‘ndrangheta come Pasquale e Fabrizio Pullano. Il primo è finito ai domiciliari per scambio elettorale politico-mafioso mentre per il secondo la Dda ha emesso un decreto di fermo e ha disposto il carcere per lo stesso reato e per associazione mafiosa. Proprio la pensione di invalidità del figlio di Fabrizio Pullano era il prezzo da pagare per i voti della “famiglia” e per quelli che dovevano essere procurati a Tesoriere, – si legge nel capo di imputazione – attraverso il ricorso a metodica di intimidazione mafiosa, foriera di condizionamento della volontà dell’elettorato attivo, nei territori di Isola Capo Rizzuto, Papanice e Rocca di Neto, interpellando anche Domenico Megna, capo del locale di Papanice e legato anche alla ‘ndrina Rocchitana”.

In sostanza, in cambio del sostegno elettorale all’avvocato candidato con il centrodestra, quest’ultimo si sarebbe impegnato a far ottenere a figlio di Fabrizio Pullano la pensione di invalidità “intercedendo con il Ctu nominato dal Tribunale di Lamezia Terme, chiamato a decidere sul ricorso avverso il provvedimento di diniego della concessione dell’assegno assicurativo da parte dell’Inps”. “Non è un caso – scrive la Dda nel decreto di fermo – che Ottavio Tesoriere, candidato al consiglio regionale della Calabria, si sia rivolto ai Pullano, per ottenere un appoggio elettorale sul territorio isolitano. Non è un caso perché il Tesoriere sapeva bene che la suddetta famiglia, grazie al suo peso specifico in quel contesto spaziale, era in grado di incidere sulla capacità di autodeterminazione da parte del corpo elettorale”.

A proposito, è interessante l’intercettazione registrata il mese del voto tra Fabrizio Pullano e un altro soggetto non indagato. Pullano, in sostanza, “specificava al conoscente le ragioni del sostegno elettorale assicurato al tesoriere”: “Vedi che quando sei solo con lui, glielo dici: ‘Ottà…se tutto funziona che tu arrivi là… e quindi Occhiuto arriva là… i discorsi poi… ci dobbiamo capire no’… Non è che tu: tum tiritam e tiri timb e poi perché si sanno le cose poi, non è che non si sanno.”. “E poi quando escono… i bandi… le cose si sanno sai”. “Eheh”. “Se sono pratiche che possiamo fare”. “A noi”. “Li facciamo e glieli diamo a lui.. se sono cose che li possiamo fare”. “A noi poi… se abbiamo …lui è nelle possibilità da fare?… quello che può dare li deve fare…”. Non solo ‘ndrangheta, ma anche corruzione elettorale semplice. Sempre in qualità di candidato, Tesoriere “interloquendo con una donna non meglio identificata, prometteva di far ottenere un posto di lavoro a una persona legata alla donna, quale il locale consorzio di bonifica”. Pensioni di invalidità, rapporti con le cosche, posti di lavoro. In campagna elettorale Tesoriere prometteva di tutto.

“Io ora mi metto all’opera per i tuoi voti”. “E io ora, cinque giorni prima sette giorni prima chiamami… che io vado a Catanzaro e ti faccio tutto. Ok e io ora, mi metto a lavorare a prendere i voti”. Anche dopo aver perso le elezioni, Tesoriere manteneva gli impegni presi nelle settimane precedenti. Come quello con un’altra indagata Maria Alosa a cui – scrivono i pm nel capo di imputazione – “prometteva l’interessamento con il presidente della sotto-commissione di esami della Corte di Appello di Catanzaro per l’abilitazione alla professione forense, che avrebbe valutato, nella prova orale, la posizione della suddetta candidata, in cambio della promessa di voto suo e di altre persone a lei legate, in favore del candidato”. In questo filone dell’inchiesta è indagato per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico anche un altro avvocato, Vincenzo Ioppoli. A quest’ultimo non vengono contestate aggravanti mafiose ma, secondo la Dda, Ioppoli, su indicazione di Tesoriere, avrebbe accettato di farsi consegnare un appunto dove Alosa e il collega politico “avevano indicato gli argomenti sui quali si sarebbe incentrata la seconda prova orale della candidata.

“Inducendo in errore gli altri commissari facendo ritenere che le domande erano frutto di una propria scelta”, in questo modo Ioppoli “condizionava l’andamento dell’esame, formulando domande vertenti sulla quasi totalità degli argomenti e degli istituti prescelti dal candidato”. Superato l’esame, il 24 ottobre 2021 l’avvocato ed ex candidato Tesoriere chiama il presidente della Commissione d’esami della Corte d’Appello di Catanzaro: “Ah Enzo ti avevo chiamato per ringraziarti”. “Oh è figurati Ottavio… Non ti preoccupare… Ce l’abbiamo fatta dai”. “E si dai”. “Evidente – scrive la Procura – è la violazione della legge poiché è stato smaccatamente eluso il dettato normativo, secondo il quale, nella sostanza, l’abilitazione all’esercizio della professione forense comporta il positivo accertamento dei requisiti minimali, che ciascun candidato deve possedere, segnatamente la conoscenza degli istituti giuridici. E l’accertamento della conoscenza non può certamente essere il frutto di una concertazione tra il candidato e uno dei commissari”.

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