di Antonella Galetta

Ieri sera Presadiretta ha trasmesso un’inchiesta sugli allevamenti intensivi. Il nodo è: le politiche Meloni stanno portando avanti nel modo giusto e sostenibile l’agroalimentare made in Italy? La carne coltivata è un’opportunità o un rischio per il pianeta terra? Purtroppo, abbiamo potuto vedere scene raccapriccianti di come sono stipati migliaia di animali, come se fossero oggetti, poco curati, lasciati nello sporco senza possibilità di muoversi nemmeno nel momento dell’allattamento. Questo metodo appunto “intensivo” in Italia è in uso ormai da una quarantina di anni, soprattutto nelle Regioni: Piemonte, Emilia Romagna e Veneto, per minimizzare i costi e aumentare la produzione rispetto all’allevamento all’aperto.

Purtroppo le scene delle mucche e maiali allo stato brado sono ormai un ricordo. Ma quanto sono sostenibili queste fabbriche? L’allevamento intensivo inquina terra, acqua, aria e genera danni: deforestazione, perdita di biodiversità, sviluppo di zoonosi e concorso di antibiotico resistenza. Riccardo Iacona ci ha mostrato come sono stipati polli che definiscono “allevati a terra”, spelacchiati, sanguinanti i famosi broiler (pulcini) che essendo gonfiati di cibo in soli 40/45 giorni, prima di essere ammazzati, in quel breve tempo di vita non riescono nemmeno a stare dritti sulle zampe. Immagini terribili per chi ha un minimo di sensibilità, con che coraggio continuiamo a mangiare questi animali, dopo che li abbiamo fatti così soffrire?

Carcasse in un angolo, in mezzo a polli semi vivi e doloranti, spiumati, sanguinanti. Ma come mai nonostante l’art. 9 della Costituzione – che ribadisce che “gli animali sono esseri senzienti e la Repubblica ne promuove e garantisce la vita, la salute e un’esistenza compatibile con le proprie caratteristiche etologiche” – lo Stato permette tutto questo? Ogni anno in Italia muoiono il 20% degli animali allevati prima della macellazione, mezzo miliardo in Italia. Claudio Pomo di Essere animali ha ribadito che questi lager potrebbero diventare un pericolo anche per l’uomo. Non dimentichiamo che da agosto in Lombardia sono stati abbattuti più di 33mila maiali contagiati dalla peste suina, malattia che colpisce solo gli animali.

Per rispondere al secondo quesito sulla carne coltivata ricordiamo che il governo Meloni ha vietato, la ricerca, mentre l’Olanda è capofila, in America si continua la ricerca e a Singapore la troviamo già in molti ristoranti e supermercati. Interessanti le interviste ai ricercatori di Iacona nel sud est asiatico che hanno ribadito che la carne coltivata oltre ad essere saporita non ha nessun problema per la salute umana e potrebbe risolvere il problema dell’inquinamento.

Nella trasmissione anche Coldiretti ha potuto dire la sua con Ettore Prandini ahimè una lobby potente capace di condizionare anche le scelte politiche, in difesa degli allevatori affinché continuino per la loro strada, in barba ai problemi sin qui esposti e sottovalutando che gli allevamenti sono la terza causa di inquinamento per le polveri sottili. Anche la veterinaria Eva Rigonat di Modena è stata intervistata ed ha spiegato che se continuiamo su questa strada il rischio è che molte zone interessate avranno falde acquifere inquinate piene di nitrati con rischi per la salute umana.

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