Per l’incidente del pullman a Mestre che ha provocato 21 morti la procura di Venezia ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio stradale plurimo. Al momento, ha spiegato il procuratore Bruno Cherchi facendo il punto all’indomani dello schianto del bus precipitato da un cavalcavia, non ci sono indagati e il guard rail – che appare in foto e video in cattive condizioni – nella zona della caduta è stato posto sotto sequestro, così come il mezzo. La procura ha anche acquisito la ‘scatola nera’ del mezzo “che sarà esaminata – ha rilevato Cherchi – solo quando si saprà che non è un’operazione irripetibile altrimenti aspetteremo lo sviluppo dell’inchiesta, affinché tutte le parti coinvolte possano avere le perizie di parte”.
L’incontro tecnico e i filmati – Il procuratore ha già avuto un primo incontro tecnico durato oltre un’ora con la pm titolare dell’inchiesta, Laura Cameli, e gli uomini della Polizia locale, delegata alle indagini. Proprio la Polizia locale, oltre ad aver eseguito i rilievi dell’incidente, è in possesso del video che documenta l’incidente. Immagini registrate dalla “smart control room” che coordina i servizi di sicurezza dell’intero Comune di Venezia. Nelle immagini si vede il bus arriva a una velocità non eccessiva, superare sulla destra un altro pullman, quindi quasi arrestare la propria corsa e sfondare il guard rail. Cosa è accaduto in quei momenti a bordo del mezzo?
La dinamica – Il procuratore non si è sbilanciato sulla dinamica che ha portato il bus, condotto dall’autista Alberto Rizzotto e che trasportava 35 persone, a cadere nel vuoto: “Stiamo lavorando”. Ha però chiarito che il mezzo ha toccato il guard rail ed è poi scivolato lungo la protezione per una “cinquantina di metri” e infine “con un’ulteriore spinta a destra” è poi precipitato: “Non ci sono segni di frenata, né contatti con altri mezzi”. ha aggiunto. “Non si è verificato alcun incendio – ha spiegato – né dal punto di vista tecnico né c’è stata una fuga di gas delle batterie a litio che ha provocato fuoco e fumo”. Ha quindi chiarito che sul cadavere di Rizzotto verrà eseguita l’autopsia e verrà anche analizzato il suo cellulare alla ricerca di “quanto possa permettere di dare certezze” riguardo all’incidente.
I testimoni: “Andava piano” – Ciò che appare escluso è un eccesso di velocità del bus: “I testimoni – ha aggiunto Cherchi – hanno detto che andava piano, il tratto stradale prima è in salita e comunque, oggettivamente, non permette alte velocità. Comunque ci arriveranno i dati a certificare anche questo”. Il primo a dare i soccorsi, ha spiegato ancora il procuratore capo, è stato “l’autista di un altro bus che è stato affiancato, non toccato, dal mezzo precipitato”. Nel dare l’allarme – ha sottolineato – ha anche “lanciato un suo estintore verso il mezzo precipitato, che sprigionava fiamme”. Tra le difficoltà che stanno riscontrando gli investigatori c’è quella di dare un’identità alle vittime: “Ci sono loro parenti presenti – ha rilevato – ma è difficile dare dei nomi con certezza. Per questo ho dato l’incarico alla medicina legale,ma anche alla polizia scientifica, perché se necessario si ricorra all’esame del Dna”.