Lo sciopero si allarga e inizia a travalicare i suoi confini. Ha forse ragione chi vede nella mobilitazione dei lavoratori dell’auto statunitense qualcosa di più di una semplice vertenza che attiene uno specifico settore. Per il prossimo 7 ottobre una lunga serie di associazioni per la difesa di ambiente, diritti e della società civile ha annunciato una mobilitazione a sostegno dei lavoratori in sciopero. Hanno già dato la loro adesione Public Citizen , Labour Network for Sustainability, Greenpeace Usa, Jobs with Justice, Sunrise Movement , Democratic Socialists of America, 350.org , Working Families Party, Evergreen Action e Green New Deal Network.

“La transizione ai veicoli elettrici non deve essere una corsa al ribasso che arreca danni ai lavoratori e alle comunità”, ha affermato Erika Thi Patterson, attivista di Public Citizen. “Abbiamo bisogno di una transizione giusta che protegga il pianeta e le persone. Ecco perché oltre 130 gruppi che rappresentano milioni di persone sono pronti a sostenere la United american worker. Le implicazioni di questo sciopero potrebbero migliorare molto gli standard nell’industria automobilistica e della filiera di settore”.

La settimana scorsa oltre 130 organizzazioni hanno firmato una lettera aperta indirizzata agli amministratori delegati dei tre big Usa, Stellantis, Gm e Ford, esortandoli ad accettare le richieste contrattuali della Uaw. Richieste impegnative ,un aumento delle retribuzioni del 40%, maggiori tutele e una riduzione dell’orario del 30%, ma sostenibili per aziende che negli ultimi 10 anni hanno fatto 250 miliardi di dollari di utili e incrementato (appunto) del 40% le retribuzioni dei loro manager, ormai con stipendi vicini ai 30 milioni di dollari. L’incidenza del lavoro sui costi a carico dell’industria dell’auto è inoltre relativamente modesta.

Lo sciopero è iniziato lo scorso 15 settembre. Prima volutamente in sordina, seppur colpendo alcuni stabilimenti strategici. Ora con un progressivo ampliamento. I margini di “escalation” sono però ancora ampi. Al momento sono fermi 20mila dipendenti su un totale di circa 160mila. Ieri Ford e Gm hanno annunciato il licenziamento di 500 lavoratori motivandolo con le ricadute degli stop alla produzione. A fianco dei lavoratori si è presentato la scorsa settimana il presidente Joe Biden che ha affermato che i dipendenti hanno diritto ad un incremento dei salari.

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