Caos al Senato durante l’esame del decreto “Omnibus-intercettazioni“, varato dal Consiglio dei ministri lo scorso 9 agosto e convertito in via definitiva dal Senato (con cento voti a favore, 71 contrari e un astenuto) dopo l’ok arrivato dalla Camera giovedì scorso. Anche a palazzo Madama il governo ha posto la questione di fiducia sul via libera al provvedimento – che andava convertito in legge entro il 9 ottobre ed è già stato modificato in profondità a Montecitorio – tra le polemiche delle opposizioni per il taglio brutale dei tempi del dibattito. L’esame degli emendamenti in Commissione, infatti, non è stato completato e il testo è arrivato in Aula per la discussione generale senza che fosse stato votato il mandato ai relatori, come ha denunciato in modo polemico lo stesso presidente della Commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni di Fratelli d’Italia. Perciò in segno di protesta i senatori del Movimento 5 stelle hanno abbandonato la seduta congiunta delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia: “Ci siamo rifiutati di prendere parte ad un’autentica farsa“, comunicano in una nota i senatori pentastellati Anna Bilotti, Roberto Cataldi, Ada Lopreiato, Alessandra Maiorino e Roberto Scarpinato. “Con il governo Meloni”, attaccano, “il Parlamento è ridotto a un teatro nel quale si recita, si fa finta di esaminare le leggi. Parliamo di un decreto omnibus che riguarda materie di ogni genere, da importanti modifiche delle norme sulle intercettazioni limitative dei diritti della difesa e della tutela dei cittadini, a norme che autorizzano le forze di polizia a manipolare i sistemi informatici e telematici, a norme sulla salvaguardia degli orsi marsicani, senza che ci sia stato consentito di discutere seriamente”.
“Ci hanno dato solo due ore e mezzo per l’esame e la presentazione degli emendamenti: una pagliacciata”, denunciano gli eletti M5s. “Per di più in commissione i lavori sono stati condotti con arroganza e spregio del ruolo delle opposizioni, hanno addirittura tolto la parola al senatore Scarpinato. Con questo governo e questa maggioranza genuflessa stiamo procedendo a tappe forzate verso lo stravolgimento materiale della Costituzione, stanno instaurando un premierato assoluto in cui il governo fa tutto da solo, con buona pace della retorica di Giorgia Meloni che tante volte ha ricordato di essere stata a lungo parlamentare e di avere grande rispetto delle Camere. Tutte balle, le Camere sono ridotte all’irrilevanza”, incalzano. In Aula interviene anche il capogruppo Pd Francesco Boccia: “C’è bisogno di un time out sulle modalità con cui si lavora in Parlamento”, afferma. “Ieri avevamo già ipotizzato di scrivere formalmente al presidente La Russa, e altrettanto farà il gruppo Pd alla Camera con il presidente Fontana. È necessario che i presidenti intervengano su un modello che non è più accettabile perché noi qui non solo ci limitiamo a ratificare, ma ratifichiamo anche il peggio, nel senso che non c’è nemmeno una discussione da quello che capiamo all’interno della maggioranza, e forse nemmeno dentro il governo. Mi auguro che nella prossima conferenza dei capigruppo si possa affrontare seriamente questo argomento partendo dall’intervento del senatore Balboni”.