Sergio Castellitto è il nuovo presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia. Con lui nel consiglio di amministrazione del CSC entrano due nomi grossi come l’attore Giancarlo Giannini e il regista Pupi Avati, come il docente di Storia del cinema e giornalista Andrea Minuz, il giurista Santino Vincenzo Mannino e l’avvocatessa Cristiana Mannino. L’annuncio ufficiale del sestetto firmato dal ministro Sangiuliano mette fine alla lunga querelle nata tra fine luglio e inizio agosto scorso con quello che era stato definito dal PD come un colpo di mano.
Il 3 agosto scorso nel decreto legge Giubileo la maggioranza di centro destra aveva inserito un emendamento che avrebbe portato al rinnovo dei vertici del Centro Sperimentale entro 30 giorni. In quel frangente sia la presidente Marta Donzelli che le consigliere Cristiana Capotondi e Guendalina Ponti si erano dimesse. Il loro mandato avrebbe infatti dovuto scadere nel marzo 2025. Contro il codicillo birichino si era espresso mezzo mondo, e qualcosa in più, del cinema italiano a partire da un appello firmato, tra gli altri, da Paolo Sorrentino, Luca Guadagnino, Matteo Garrone e Marco Bellocchio, e concluso dalle dichiarazioni di fuoco del decano del cinema italiano, ex girotondino e oggi piddino, Nanni Moretti che aveva parlato di “violenza e rozzezza con cui il governo ha fatto fuori la dirigenza del Centro sperimentale di cinematografia”.
Sangiuliano e Meloni chiudono così una partita importantissima all’interno di una battaglia per la conquista di una cruciale casamatta della cultura. Il CSC è stato fondato nel 1935 durante il ventennio fascista ed è rimasto pressoché identico negli anni a conduzione più progressista. La Fondazione CSC ha come fiore all’occhiello sia la Scuola Nazionale di Cinema, impegnata da ottant’anni nella formazione d’eccellenza per le professioni del cinema e la Cineteca Nazionale, uno dei più antichi e importanti archivi cinematografici del mondo. A ciò si aggiunge la Biblioteca Luigi Chiarini, come riviste e saggi sul cinema che il CSC pubblica da decenni. Castellitto ha compiuto da poco 70 anni ed è l’attore italiano della scuola settanta/ottanta più rappresentativo e riconosciuto in Italia e all’estero. In gioventù l’interprete de La Carne e La bellezza del somaro aveva frequentato, senza concluderla, la rinomata scuola di recitazione dell’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico.