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Travaglio a La7: “Non c’è uno scontro tra politica e magistratura ma una che mena, cioè Meloni, e una giudice menata perché fa il suo dovere”

Gli attacchi di Giorgia Meloni alla giudice di Catania? Io non parlerei di scontro tra politica e magistratura, una litania che sentiamo raccontare da 30 anni. Sarebbe come se io vedessi un bruto che malmena un ragazzino e dicessi che c’è uno scontro. No, non c’è nessuno scontro. C’è un bruto che mena un ragazzino. Qui c’è una mena e una che le prende, c’è una che la fa fuori dal vaso, che è la presidente del Consiglio, e c’è una giudice che la fa dentro il vaso, perché esercita il suo dovere e potere di applicare, interpretare e valutare delle leggi”. Così a Otto e mezzo (La7) il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, commenta gli attacchi frontali della presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Iolanda Apostolico, la giudice civile del tribunale di Catania che ha disapplicato l’ultimo decreto immigrazione del governo, dichiarando illegittimo il fermo di 3 cittadini tunisini disposto dal questore di Ragusa.

Travaglio spiega: “L’interesse della Meloni in questi attacchi alla giudice di Catania è trovare sempre colpevoli fuori da sé. Dopo aver passato una vita a dire che i migranti arrivavano per colpa dei governi precedenti, adesso coerenza vorrebbe che desse colpa al suo governo, visto che con lei i migranti non solo non sono diminuiti ma addirittura triplicati. Se poi – continua – pensa di convincere qualcuno che è tutta colpa della giudice di Catania, che ha respinto il trattenimento di 3 sui 134mila e rotti che sono sbarcati nell’ultimo anno col governo anti-migranti, può anche provarci, ma 3 su 134mila è un numero un po’ basso per dire che la scafista è la giudice, come sostengono giornali di destra”.

E aggiunge: “Sono 30 anni che la politica pretende che i giudici scrivano le sentenze à la carte, cioè che non notino l’incostituzionalità delle leggi che il governo scrive coi piedi e che quindi applichino delle leggi incostituzionali contrarie al diritto europeo. In realtà il dovere del giudice è quello di disapplicarle o di contestarle davanti alla Corte Costituzionale. Il magistrato – sottolinea Travaglio – non è un jukebox in cui metti la monetina e senti una canzone. Se il magistrato riceve una legge incostituzionale, o addirittura contraria al diritto europeo come nel caso del decreto Cutro, ha il dovere di non applicarla. Quindi la giudice di Catania sta facendo il suo mestiere, che ha sempre fatto e che continuerà a fare. E speriamo che ce ne siano tanti di magistrati che abbiano il coraggio di sfidare il potere“.

Il direttore del Fatto conclude: “La Meloni ha detto che ha il diritto di rivendicare la sua opinione. Se fosse una passante, l’art.21 della Costituzione le garantirebbe il diritto di criticare questa ordinanza, e non sentenza come la chiama lei. Ma Giorgia Meloni è presidente del Consiglio e quindi non può screditare altri poteri dello Stato. Tra l’altro, come ha detto pure Nordio, se uno non è d’accordo con quella ordinanza, la impugna in Cassazione”.