di Paolo Rossi

Qualche mattina fa il ministro della protezione civile Musumeci era intervistato in diretta su Radio24 nella trasmissione di Simone Spetia “24 Mattino”. Tema: lo sciame sismico nell’area flegrea. Il conduttore poneva, con garbo e con tutta la moderazione possibile, ma anche con una giusta insistenza, la questione delle vie di fuga (del tutto assenti). Come noto, quell’area è stata sottoposta ad una speculazione edilizia che l’ha resa una delle zone più densamente popolate al mondo (circa 500.000 abitanti).

Notoriamente, la viabilità è del tutto insufficiente già con il normale traffico quotidiano, per l’eccessiva urbanizzazione e anche per la non facile conformazione del territorio. La necessità, in caso di ritorno in attività del supervulcano, di evacuare così tante persone, sia con mezzi privati che collettivi, impone un piano rigoroso, la predisposizione operativa di infrastrutture e mezzi di trasporto tenuti in efficienza, la riconfigurazione del territorio per consentire un rapido deflusso della popolazione. Oggi siamo a zero.

Il Ministro questa mattina parlava parlava parlava parlava parlava continuamente senza dire assolutamente nulla di “significativo”… parlava di esercitazioni nelle scuole (che vanno fatte comunque e non hanno nulla a che fare con l’eccezionalità del luogo), parlava di informazione alla popolazione (ci mandiamo Salvini a citofonare? Se inizia ad eruttare, mi raccomando non fatevi prendere dal panico!), parlava di potenziare la protezione civile (qualche tenda e brandina in più, magari anche una cucina da campo)… tutte questioni per nulla risolutive e di nessuna rilevanza.

Quando finalmente, dietro l’insistenza del giornalista, si arriva a parlare della questione urbanistica, prima scarica tutto sui comuni e poi finalmente arriva a dire che “in una ripianificazione urbanistica tutto è possibile, tutto è prevedibile, però in questo momento sembra imprudente avanzare ipotesi che potrebbero suscitare ulteriori preoccupazioni” (cito testualmente le parole del ministro). In altre parole, se il vulcano erutta, vi informo che dovete stare calmi e mettetevi in coda, i bambini avranno anche visto come si fa nelle esercitazioni a scuola, certamente resterete imbottigliati ma almeno lo farete composti e senza panico.

Ascoltavo le sue parole e un brivido gelido scendeva per la schiena, pensando alla tragica inadeguatezza di un tale soggetto. Mi veniva in mente il sindaco Larry Vaughn del film “Lo Squalo”, tutto preoccupato di non creare panico nei turisti mentre la simpatica bestiola se li divorava.

Posso solo augurare ai cittadini dell’area flegrea che dopo questo sciame il vulcano resti silente almeno fino a quando non ci sarà un ministro di maggior valore per gestire un piano che dia qualche speranza di salvezza, tuttavia le leggi di Murphy ci dicono che se qualcosa può andar male lo fa nel momento in cui arreca maggior danno, dunque meglio agire prima che sia troppo tardi. Se non si vuole che 500.000 persone restino in balia degli eventi, questo soggetto va immediatamente sostituito e soprattutto va organizzato un serio piano di interventi urbanistici “ope legis” (se ci si aspetta che i comuni predispongano autonomamente i relativi piani, stiamo freschi!) che preveda tutti gli interventi necessari e gli strumenti per attuarli.

Certamente si dovrà procedere alla demolizione di un certo numero di immobili e i relativi abitanti dovranno essere ricollocati altrove: questo comunque richiede tempo e denaro, pensare di affrontare il problema “rimandando sine die per non suscitare preoccupazioni” è una politica affatto suicida per la maggior parte di quei 500.000. Non è preoccupato il ministro di aver così tante vittime sulla coscienza?

Caro Ministro, se proprio non vuole suscitare preoccupazioni, ci faccia il piacere di lasciare il posto a qualcun altro più adatto e competente!

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