Una bambina è stata esclusa dai corsi di una scuola di ginnastica perché i genitori si sono opposti alla pubblicazione delle sue foto sui social della palestra. È successo a Centocelle, V municipio di Roma, dove a fronte dei 90 euro di iscrizione per un corso di ginnastica per bambini, la struttura ha chiesto di firmare un’autorizzazione per la condivisione di foto e video di allieve e allievi sulla pagina Instagram della scuola.
Come raccontato a Roma Today dalla madre della piccola, una studentessa delle scuole elementari, i genitori hanno preferito non aderire a questa iniziativa della palestra, considerando la pubblicazione di foto di minori online un tema sensibile. “Come genitori, abbiamo valutato e ritenuto di non concedere questo tipo di autorizzazione, poiché non siamo d’accordo con la condivisione di foto e video di nostra figlia sui social network che sfuggano al nostro diretto controllo”, ha commentato la madre della bambina. A preoccupare i genitori anche il fatto che le attività atletiche in questione comportano l’utilizzo di “body, top, pantaloncini. Indumenti succinti“, che avrebbero fatto degli scatti condivisi sul web “contenuti sensibili e potenzialmente appetibili per la rete”.
A fronte del rifiuto della famiglia che desiderava proteggere la privacy della figlia, la palestra ha informato che senza quella specifica liberatoria la bambina non avrebbe potuto frequentare la scuola. Il requisito è stato categorico: senza condivisione sui social l’accesso alla palestra è negato. I genitori della piccola avrebbero provato a proporre alcune soluzioni alternative, tra cui dedicare un momento specifico dell’allenamento alle fotografie da pubblicare sui social così da consentire alla figlia di allontanarsi e non venire ripresa, ma nessun tentativo di mediazione è stato accolto.
Al contrario, come denuncia la mamma della bambina, da quel momento “il loro veto è diventato ancora più forte” ed escludere la bambina dalle riprese per i social sarebbe per la scuola diventato “di difficile gestione poiché sarebbe potuta finire involontariamente in tali contenuti”. I genitori sono stati quindi invitati a non portare più la bambina a lezione e sono stati rimborsati della quota di iscrizione e del mese di frequentazione del corso.