Cronaca

“È come stare in prigione”, la denuncia dei migranti al Cas di Bologna: 800 persone nella struttura che può contenerne meno della metà

In 800 stretti come sardine in una struttura che ne può contenere meno della metà. Fanno file di oltre un’ora per mangiare, alcuni hanno gli stessi vestiti di quando sono sbarcati in Italia. Vivono e dormono in tende da mesi, alcuni sei, sotto il sole e senza che ancora siano state prese loro le impronte. Non hanno documenti, e quindi non possono curarsi, spostarsi e soprattutto lavorare. È questa la fotografia quotidiana dei migranti ospitati nel Cas di Bologna, in via Mattei. Questa mattina, grazie all’aiuto del coordinamento migranti, davanti alla struttura (Centro di accoglienza straordinaria, che dovrebbe ospitare persone che richiedono la protezione internazionale) si è tenuta un’assemblea, per denunciare le condizioni di vita dei ragazzi che si trovano qui: “È come stare in prigione – dicono dopo aver gridato liberté – ma noi non abbiamo fatto niente di male”. Le immagini mostrano letti ammassati e bagni in pessimo stato, con vespasiani intasati e pieni di urina.