La sua produzione letteraria e teatrale l’ha reso celebre soprattutto tra Norvegia (dove è venerato), Francia, Gran Bretagna, molto meno negli Stati Uniti
Margaret Atwood o Salman Rushdie? No, Jon Fosse. All’Accademia di Svezia ci sorprendono sempre. Il vincitore del premio Nobel per la letteratura 2023 è infatti il 64enne scrittore e drammaturgo norvegese, venerato in patria tanto da dedicargli ancora in vita simposi internazionali annuali con una fondazione a lui dedicata. Figura silente, tranquilla, finanche mistica, Fosse ha esordito nel 1983 con il suo primo romanzo – Rosso, nero -, e in 40 anni di defilata carriera ha costruito un corpus letterario di incredibile intensità spirituale grazie ad uno stile scarno e rarefatto chiaramente “minimalista”. Anche se è dai primi anni novanta che si afferma come “il nuovo Ibsen” grazie alla pubblicazione e alla messa in scena dei suoi testi teatrali tradotto in oltre 40 paesi e replicati migliaia di volte.
La motivazione – L’Accademia dei Nobel ha infatti motivato il premio a Fosse “per i suoi testi teatrali e la prosa innovativa che dà voce all’indicibile”. Ecco, appunto, l’indicibile. O come sosteneva Derrida, citazione poi sposata e riprodotta in più interviste da Fosse: “Ciò che non puoi dire, devi scriverlo”. In tutta la produzione letteraria di Fosse c’è come una tensione cupa, misteriosa e allo stesso tempo vanamente ironica verso l’esplorazione di una sorta di mistero della fede, scevro da dogmi e istituzioni religiose. Del resto la terza cesura forte nella vita dello scrittore norvegese avviene di recente nel 2012 quando da ateo si è convertito al cattolicesimo, minoranza culturale in territorio norvegese.
Ma riavvolgiamo il nastro da capo. Fosse è nato a Haugesund, in Norvegia, nel 1959. All’età di sette anni è vittima di un grave incidente, trauma che a sua detta avrà un grande impatto nella sua vita d’adulto. Cresce in un clima culturale misto tra comunismo e anarchismo, diventa una sorta di “hippie” che ama suonare il violino e leggere in campagna, poi si iscrive all’Università di Bergen, dove studiò letteratura comparata e iniziò a scrivere in Nynorsk, lo standard scritto specifico delle regioni rurali dell’ovest, e dove incontrerà e verrà affascinato sia da Heidegger e che da Derrida. Il suo primo romanzo, Raudt, svart (Rosso, nero), è stato pubblicato nel 1983, anche se lui ha considerato il racconto Han (Lui), pubblicato su un giornale studentesco nel 1981, il suo debutto letterario.
I libri – La svolta come scrittore arriva però con il romanzo del Naustet (Boathouse) del 1989 dove la storia è raccontata in forma di flusso di coscienza dal punto di vista di un narratore senza nome (scelta formale che si ripeterà soprattutto nelle sue opere teatrali dove i personaggi di solito hanno nomi generici – l’Uomo, la Donna, la Madre, il Bambino, ecc..) che conduce un’esistenza da eremita finché non incontra inaspettatamente un amico d’infanzia scomparso da tempo e sua moglie. L’atmosfera è da romanzo poliziesco, ma è al centro del testo si sviluppa un triangolo amoroso che porta alla gelosia, al tradimento e infine alla morte. Tra il 1995 e il 1996 pubblica Melancholy I e II, due volumi sulla vita del pittore realmente esistito nell’ottocento, Lars Hertvertig. Protagonista dalla personalità e dalla coscienza fragile, vulnerabile a tutto, ma proprio per questo e in questo percorso di tormentata sofferenza capace di intravedere squarci di luce della bellezza del divino.
Nel 2000 è il turno di Mattina e sera, altra “meditazione ipnotica sulla vita e sulla morte” nell’arco temporale dell’intera esistenza di un pescatore dei fiordi norvegesi. Facile esemplificare le sinossi dei romanzi, ma ancor più rapido e inesorabile è riconoscere nella ripetitività dei gesti del quotidiano, dei dettagli più minuti dell’esistenza descritti da Fosse, come l’autore norvegese stesso faccia entrare dalla porta di un fitto, raffinato, delicato, tragico microcosmo le asperità e l’indicibile assoluto di un insondabile macrocosmo. Con Trilogia (2016) – romanzo composto da tre novelle con protagonista una giovane coppia che vaga sotto la pioggia di Bergen in attesa del figlio che nascerà – e Settologia (2019-2020-2021) – un settetto in tre volumi con il protagonista Asle sconvolto e in lutto per la morte della moglie, acciuffato e sdoppiato dall’amico anch’esso di nome Asle mentre sta per morire per il troppo alcool bevuto – Fosse giunge ad una sorta di fusione apicale di quella “prosa lenta” che l’ha accompagnato proprio dopo la svolta personale ed esistenziale del 2012, fondendo intimità dei singoli, senso della storia e impianto teologico sovrastante. Si diceva della produzione teatrale cospicua e diventata presto internazionale.
Il Nobel “sbagliato” a Fo e Dylan – Da un lato Someone is going to home (Qualcuno arriverà) del 1996 richiama in tutto e per tutto le reiterazione vana dell’attesa di Aspettando Godot di Beckett; dall’altro la severità morale che aleggia nei conflitti interiori dei propri personaggi l’ha portato ad essere riconosciuto come una sorta di prosecutore del dramma ibseniano. Allo stesso tempo però Fosse ha sempre distinto le due strade creative della sua carriera. Tanto che nel 2022 in un’intervista a La Stampa contestò proprio l’assegnazione del Nobel per la Letteratura sia a Bob Dylan che a Dario Fo. “Il Nobel dovrebbe andare a uno scrittore e Fo non lo era. Lo stesso vale per Dylan. Dargli il Nobel è stato sbagliato”. A Fosse è stato concesso dal governo norvegese il privilegio di un vitalizio per i suoi sforzi letterari e l’uso a vita del Grotten, un edificio che sorge di fianco al Palazzo Reale che il re di Norvegia dona a una figura culturale del proprio paese di particolare importanza.
Le opere di Fosse sono state tradotte in più di quaranta lingue, ma tanto in Francia e in Europa è stato tradotto e seguito, solo di recente è riuscito ad ottenere traduzioni dei suoi testi negli Stati Uniti e Gran Bretagna grazie alla londinese Fitzcarraldo Edtions nata solo nel 2014. In Italia i suoi libri sono stati pubblicati da La nave di Teseo e in misura minore da Fandango. Da martedì 10 ottobre nelle librerie usciranno in unico libro per La Nave di Teseo i volumi dal terzo al quinto del romanzo-mondo Settologia, con il titolo Io è un altro.
Da martedì 10 ottobre nelle librerie usciranno in unico libro per La Nave di Teseo i volumi dal terzo al quinto del romanzo-mondo Settologia, con il titolo Io è un altro.