“Sono soddisfatta di un testo che va molto più incontro alle esigenze italiane”, ha appena detto Giorgia Meloni prima di iniziare la riunione informale del Consiglio dell’Unione europea a Granada. La premier si riferisce al regolamento crisi, la parte del Patto Ue asilo e immigrazione sulla quale il confronto tra Stati membri si era nuovamente incagliato al Consiglio Affari interni dello scorso 28 settembre. A mettersi di traverso proprio l’Italia, con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che aveva abbandonato la riunione anzitempo. Oggetto della discordia una delle modifiche che la presidenza spagnola dell’Ue ha inserito nel testo col tentativo di incassare l’approvazione della Germania, che si era precedentemente astenuta chiedendo regole più stringenti sulle deroghe concesse in situazioni di forte pressione migratoria e quindi maggiori garanzie per le tutele di migranti e richiedenti asilo. In particolare, l’Italia non ha digerito tre righe inserite nell’articolo 1: “Le operazioni di aiuto umanitario secondo gli standard europei non devono essere considerate come una strumentalizzazione dei migranti quando non hanno lo scopo di destabilizzare l’Unione o uno Stato membro”. Parole che tutelano le ong da accuse quali la complicità coi trafficanti o addirittura la destabilizzazione dei governi. Ma anche un modo per dire da che parte sta l’Unione europea e forse per dare fastidio all’Italia.
Mancato al Consiglio Affari interni, la quadra è stata finalmente annunciata il 4 ottobre dopo ulteriore limatura del testo. “’L’accordo di oggi conferma la volontà dei Paesi europei di dare una risposta concreta all’emergenza migratoria e soprattutto testimonia il grande lavoro fatto dal nostro Governo per riportare al centro nella agenda europea il tema migrazione. Una vittoria per l’Europa e per l’Italia che ha saputo negoziare con i Partner europei raggiungendo una intesa in linea con le nostre posizioni”, è stato il commento a caldo di Piantedosi. Più diretto il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro di Fratelli d’Italia, che parla di “grandi risultati, come il successo di ieri in Europa sulle ong”.L’Italia è dunque riuscita a far sparire le famose tre righe dal testo, come la maggioranza sta spiegando agli italiani? Effettivamente, nell’articolo 1 non c’è più traccia del testo. Ma basta una ricerca per parole chiave a scoprire che le tre righe sono state semplicemente trasferite altrove. E che sono identiche: “Le operazioni di aiuto umanitario secondo gli standard europei non devono essere considerate come una strumentalizzazione dei migranti quando non hanno lo scopo di destabilizzare l’Unione o uno Stato membro”.
La differenza? Che adesso le tre righe fanno parte dei considerando che precedono gli articoli e più precisamente del punto 6c. La sostanza non cambia: se prima si diceva che l’aiuto umanitario non va considerato “una strumentalizzazione dei migranti”, ora lo si afferma in premessa, come principio fondante. Tanto è bastato a tranquillizzare il nostro governo, ma non può certo dirsi che l’accordo vada “molto più incontro alle esigenze italiane”, come ha dichiarato la premier a Granada. Del resto, il regolamento crisi è solo una parte del Patto immigrazione e asilo che l’Unione tenta da anni di approvare. E riguarda appunto le sole “situazioni di crisi o di forza maggiore che possono verificarsi a causa di circostanze che sfuggono al controllo dell’Unione e dei suoi Stati membri”, si legge ancora nelle premesse. Per strumentalizzazione il testo intende “l’istigazione alla migrazione da parte di un paese terzo o un attore non statale”, anche costringendo i movimenti irregolari di cittadini di paesi terzi o di apolidi. Ma solo “se tali azioni sono indicative dell’intenzione di destabilizzare l’Unione o uno Stato membro, se la natura di tali azioni è tale da mettere a rischio funzioni essenziali dello Stato, tra cui l’integrità territoriale, il mantenimento dell’ordine pubblico o la salvaguardia della sicurezza nazionale”. Insomma, “queste situazioni eccezionali sono diverse da quelle in cui uno Stato membro si trova ad affrontare una situazione migratoria significativa” a causa di un gran numero di arrivi, per le quali a intervenire sono altri regolamenti.
Per questo la presidenza spagnola e la Germania hanno voluto impedire che il lavoro delle ong possa essere assimilato alle ipotesi descritte. Di più: appena prima di occuparsi delle ong, le premesse escludono addirittura l’attività dei trafficanti. “Le situazioni in cui attori non statali sono coinvolti nella criminalità organizzata, in particolare nel contrabbando, non dovrebbero essere considerate una strumentalizzazione dei migranti quando non vi è alcun obiettivo di destabilizzare l’Unione o uno Stato membro”, si legge nel considerando 6 ter. E questo per tutelare le persone, che sì sono arrivate attraverso le reti illegali, ma non per questo devono subire le conseguenze previste dal regolamento crisi nei casi in cui sia in atto un vero tentativo di destabilizzare l’Italia attraverso i flussi migratori. Carte alla mano, dunque, le dichiarazioni del governo italiano per vantare l’ennesimo successo dell’Italia in Europa appaiono a dir poco inconsistenti. “Avanti verso il superamento del Regolamento di Dublino”, ha addirittura detto Piantedosi commentando l’accordo. Senza ripetere cose già scritte, la materia non rientra nel regolamento crisi. Non solo: il regolamento di Dublino, che impone ai Paesi di primo ingresso l’esame delle domande d’asilo di chi attraversa i loro confini, non è stato affatto superato. Anzi, il tempo entro il quale Paesi come l’Italia rimangono obbligati a riprendersi i richiedenti che nel frattempo hanno scelto di spostarsi in altri Stati Ue è stato raddoppiato da 12 a 24 mesi. Altro che “superamento”.