Due metri in due anni. È quanto ha perso il Monte Bianco secondo l’ultima misurazione della sua altitudine, arrivata a 4805,59 metri. L’annuncio arriva da un team di geografi francesi dell’Alta Savoia, che nel corso di una conferenza stampa a Chamonix hanno presentato i risultati del loro lavoro. Il monitoraggio, effettuato una volta ogni due anni sulla vetta più alta dell’Europa occidentale, mostra che il Monte Bianco è calato di 2,22 metri rispetto al 2021, perdendo 3200 metri cubi di ghiaccio e neve, equivalenti al volume di un’intera piscina olimpionica.
Stando al team francese adesso spetta a climatologi, glaciologi e altri scienziati analizzare i dati e trovare teorie dietro al fenomeno, senza tuttavia trarre conclusioni affrettate. Come sottolineato dallo scienziato Denis Borel, tra i ricercatori coinvolti nello studio presentato a Chamonix, nel corso di un intervento per l’emittente francese TF1, siamo di fronte a “un anno in qualche modo eccezionale” per le misurazioni, con una perdita “rilevante se comparata con le misurazioni degli scorsi anni”. Le misurazioni sono state effettuate da un team di venti persone, ripartite in otto cordate ed equipaggiate con strumenti all’avanguardia, tra cui per la prima volta un drone. Per diversi giorni, hanno effettuato rilievi punto per punto sulla sommità del colosso montuoso.
Dal 2001 il Monte Bianco ha perso complessivamente 5 metri di vetta. Per quanto allarmante il dato, scienziati e glaciologi invitano alla prudenza nel catalogarlo come conseguenza diretta del cambiamento climatico e dell’aumento graduale delle temperature che ha interessato gli scorsi anni. Anche trovandoci di fronte a un trend in negativo, la vetta più famosa dell’Europa occidentale è infatti soggetta a variazioni che dipendono dal vento e dalle precipitazioni. “Dopo questi rilievi, abbiamo già imparato molto: sappiamo che la cima è in perpetuo movimento sia in altitudine con variazioni di circa cinque metri sia come posizione”, ha precisato il presidente della camera dei geometri dell’Alta Savoia, Jean des Garets. Servirebbero almeno 50 anni di misurazioni per riuscire a trarre conclusioni convincenti sull’impatto del riscaldamento globale sulle vette. “Accumuliamo i dati per le future generazioni, non siamo qui per interpretarli, lasciamo questo compito agli scienziati”, ha aggiunto Garets, chiedendo di “non usare i rilievi per dire sciocchezze”.