Con un passo insolito ed eccezionale, il Mossad (il servizio segreto israeliano, ndr) ha dato alle stampe un libro sulla guerra del Kippur del 1973, pubblicando decine di documenti inediti o finora sottoposti a censura. Cinquant’anni dopo il conflitto, che pur se largamente atteso, trovò Israele impreparato, il Mossad rivela oggi la sua verità su quei giorni, soprattutto nuovi dettagli sulla spia egiziana che aveva avvertito Israele che la guerra era imminente. Il libro, intitolato Un giorno in cui ci sarà permesso di raccontare, in lingua ebraica, è stato scritto da un ricercatore interno del dipartimento di storia dell’Istituto. Sullo sfondo, come dichiara ufficialmente questo ramo dell’intelligence, c’è il tentativo di smentire “diversi rapporti fuorvianti” apparsi negli ultimi decenni “sulla stampa e nel mondo accademico”, che indicano che il Mossad non aveva avvertito dello scoppio della guerra.

Questa è la prima volta che il Mossad rende pubblici documenti storici del periodo precedente lo Yom Kippur, carte che dimostrano come l’agente egiziano Ashraf Marwan avvertì lo spionaggio israeliano dell’imminente attacco. Ma questa “intelligence di alta qualità”, si legge nel testo, “non ha impedito la sorpresa strategica dell’Idf (l’esercito israeliano, ndr)“, scrive lo storico del Mossad. Il libro è una miniera per gli storici, ci sono documenti originali, fotografie, cablo in codice, trascrizioni di conversazioni. Tra gli elementi d’archivio più interessanti ci sono documenti e immagini del dossier di Ashraf Marwan, nome in codice “Angelo”. Alcuni – come l’allora direttore del Mossad Zvi Zamir – sostengono che Marwan sia stato il miglior agente del Mossad in assoluto, mentre altri – l’allora capo dell’intelligence militare Eli Zeira – sono convinti che fosse invece un doppio agente che ridicolizzava Israele. Marwan era genero del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser e stretto consigliere del presidente Anwar Sadat, e iniziò a lavorare come spia al servizio del Mossad nel 1970.

L’Aman – i servizi segreti militari israeliani – aveva notato l’aumentata attività dei soldati egiziani sulla sponda occidentale del Canale di Suez e dei siriani sulle alture del Golan ma il capo dell’Intelligence militare Zeira, era convinto che le probabilità di un attacco coordinato tra Egitto e Siria fossero “molto basse, quasi inesistenti”. Nei mesi precedenti c’erano già state due mobilitazioni generali per fronteggiare un probabile attacco che però non era arrivato. Il Mossad era però certo delle sue fonti. “Angelo” era considerato una delle risorse più importanti a disposizione dello spionaggio israeliano. La totale divergenza di opinione fra i due rami dell’intelligence israeliana – il Mossad e l’Aman – paralizzava le decisioni le decisioni della premier Golda Meir.

La notte del 5 ottobre 1973, mentre i generali dello Stato maggiore dell’Idf si salutavano con il rituale augurio per il Kippur – “Hatima Tova” – dandosi appuntamento per 48 ore dopo, convinti che non ci sarebbe stato nessun attacco – il capo del Mossad Zvi Zamir, dopo aver incontrato Marwan, mandava da Londra un drammatico messaggio alla prima ministra Golda Meir. “L’esercito egiziano e l’esercito siriano sono pronti a lanciare un attacco contro Israele sabato 6.10.73 al crepuscolo”, recita la prima riga del documento, reso ora pubblico. Solo allora nel cuore della notte Golda Meir ruppe gli indugi e venne dato l’ordine di mobilitazione generale. Israele fu colpito nella data più intima delle sue festività, il Kippur, il giorno dell’espiazione dei peccati. Unica giornata dell’anno in cui in nello Stato ebraico è tutto chiuso, non ci sono notiziari tv né radio, niente ristoranti e caffè, persino gli aeroporti e anche le frontiere restano, per 24 ore, sbarrate.

Ci vollero 36 ore in Israele per avere i primi reparti di riservisti da inviare al fronte sul Sinai, dove le truppe egiziane avevano varcato il Canale di Suez e schierato 5 divisioni di fanteria in 24 ore sulla sponda orientale del Canale. L’Operazione “Al Badr” – Luna Piena in arabo – stava riuscendo perfettamente. La ”Linea Bar Lev” – una rete di fortini israeliani destinati alla difesa del Sinai – venne travolta dall’avanzata egiziana. Ci volle quasi una settimana prima che l’IDF passasse dalla difesa al contrattacco. Nelle tre settimane di guerra – il cessate il fuoco è del 25 ottobre – oltre 2.500 soldati israeliani morirono nei combattimenti, insieme a migliaia di truppe egiziane, siriane e irachene. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ottenne la cessazione dei combattimenti, sancita nel 1974-75 dagli accordi fra Israele, Egitto e Siria, che consentirono, fra l’altro, la riapertura del canale di Suez nel giugno del 1975, rimasto chiuso dopo la guerra del 1967.

La pubblicazione dei documenti de-secretati getta nuova luce anche su una vecchia polemica attinente la responsabilità del mancato allarme degli attacchi imminenti. La guerra del Kippur e i fallimenti dell’intelligence, che hanno impedito ai militari di vedere ciò che era così ovvio in retrospettiva, rimangono argomenti molto scottanti in Israele. Dopo la guerra, la commissione investigativa Agranat riconobbe Eli Zeira – il capo dei servizi segreti militari – colpevole di “gravi fallimenti” di giudizio. Zeira – scomparso ultra novantenne ammise alcuni errori di valutazione ma su Marwan non cambiò mai opinione: era un agente doppio, inaffidabile. Anche Zamir, fino all’ultimo respiro a 95 anni, non cambiò opinione: Zeira e l’Idf erano colpevoli per i fallimenti dei servizi segreti militari sulla data dell’attacco e Marwan una grande spia.

Nel 2004, cercando di promuovere la sua teoria su “Angelo”, Zeira in un’intervista fece per la prima volta il vero nome dell’agente che avvertì il Mossad dell’imminente attacco. Tre anni dopo, nel 2007, Marwan, che nel frattempo si era stabilito a Londra, “cadde” da un balcone della sua elegante casa nel quartiere di Chelsea. Non è mai stato chiaro se sia stato ucciso o si sia suicidato. Zvi Zamir chiese che Zeira fosse processato per aver rivelato il nome di Marwan in quell’intervista, e sebbene l’allora Procuratore generale Yehuda Weinstein nel 2012 riconobbe che Zeira aveva fatto questa grave rivelazione, decise di non processarlo, citando il suo ricco contributo alla sicurezza nazionale israeliana, la sua età avanzata e i molti anni trascorsi da quegli eventi. Oggi con questi nuovi documenti il libro-verità del Mossad rinnova le critiche durissime all’intelligence militare che definiva “bassa” la probabilità di una guerra e ai politici che sembravano fidarsi più delle informazioni raccolte dai militari di quelle raccolte dalle spie dell’Istituto. Il Mossad ora scrive chiaramente che le informazioni che aveva ottenuto “avrebbero dovuto portare a un cambiamento nella valutazione dell’intelligence riguardo alla probabilità di una guerra”. In breve: se ci furono colpe, non sono nostre. La ferita del Kippur cinquanta anni dopo non si è ancora richiusa.

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