Stress, ansia e insonnia negli adulti e immancabilmente disagi anche nei bambini. Le scosse di terremoto che si susseguono nell’area dei Campi Flegrei nonostante le rassicurazioni e il monitoraggio continuo degli esperti – stanno mettendo a dura prova la popolazione sul piano psicologico, “in particolare i bambini che prima andavano tranquillamente a scuola ora, in tanti casi, piangono, non vogliono andare, soffrono di angoscia di separazione dai genitori. Dai feedback con mamme e papà e con il mondo della scuola, si registra un aumento, di almeno il 50%, degli stati d’ansia dei piccoli e di tutte le sintomatologie ansiose” spiega all’Adnkronos Salute Armando Cozzuto, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Campania. “Abbiamo molte segnalazioni, nella scuola dell’infanzia ed elementare, di sintomi che prima non c’erano e laddove c’era un problema si sta esacerbando”.

In generale, per i bambini, “assistiamo a fenomeni regressivi che, in una fase del ciclo di vita sono anche normali, fisiologici, come la stessa angoscia da separazione da mamme e papà ma si stanno intensificando. Non ci sono dati scientifici precisi ma possiamo stimare, anche in questo caso, un +50%. Sono molti, ad esempio, i bimbi anche di 6-8 anni che chiedono ai genitori di dormire nel lettone, quando non lo facevano da tempo. E questo crea un impatto nella vita concreta delle persone perché se entrambi i genitori lavorano e non c’è una rete di supporto, avranno difficoltà ad andare al lavoro. E questa è una cosa che sta accadendo spesso”.

Ci sono poi dei problemi concreti, che incidono sul vissuto dei piccoli, perché ogni volta che c’è una scossa, ricorda Cozzuto, “interviene la Protezione civile, la polizia municipale, i tecnici e i bambini vengono fatti evacuare, accompagnati in aree antistanti agli edifici scolastici, in attesa delle verifiche per rientrare”. Questo impatta emotivamente sugli alunni “ma anche sulle insegnanti che si ritrovano con l’ennesiomo aggravio, dovendo spiegare cosa accade ai bambini. Noi come Ordine degli Psicologi stiamo cercando di attivare strumenti di supporto, e abbiamo già avviato interlocuzioni, al momento con il sindaco di Pozzuoli”. L’obiettivo “è fare in modo che, con il supporto degli psicologi, si possa consentire ai bambini di dare un senso a ciò che sta accadendo. Non tutti i genitori hanno gli strumenti per farlo”. I bambini “sono piccoli ma non sono stupidi. A volte i genitori mi riferiscono che li tranquillizzano dicendo che non sta accadendo nulla. Ma il terremoto lo avvertono, vedono il cambiamento. E se non c’è qualcuno che da un lato gli restituisce il senso di quello che sta accadendo e dall’altro li tranquillizza dicendo che ci sono gli adulti che si occupano di lui, non trova alcun modo per metabolizzare”.

Spesso i genitori, inoltre, “raccontano che quando sono preoccupati e spaventati e non riescono a controllarsi, si allontanano dal bambino per non agitarlo o, e se piangono, lo fanno in un’altra stanza. Questa non è sempre una buona scelta. I bambini hanno bisogno di vedere, nei limiti ovviamente, anche i sentimenti di preoccupazione dei genitori. Nasconderli completamente può rappresentare un pericolo perché i figli percepiscono un pericolo ma se attorno vedono troppa tranquillità vanno in confusione” . “Non va bene nemmeno sovraccaricarli. Serve trovare una via di mezzo in cui si vede la preoccupazione, in modo da consentire al piccolo di aderire a un piano di realtà, ma anche in modo consono all’età. E, soprattutto, senza che questo sia troppo angosciante: deve sapere che c’è un problema ma anche che qualcuno se ne sta occupando e che lo protegge”, conclude Cozzuto.

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