“Apprezzamento per gli insulti contro Matteo Salvini postati dal compagno, mai smentiti, e imbarazzante presenza a una manifestazione dell’estrema sinistra con la folla che insultava le forze dell’ordine. Per rispetto nei confronti di tutti gli italiani e delle istituzioni, ora ci aspettiamo le dimissioni immediate”. La Lega alza ancora il tiro su Iolanda Apostolico, la giudice di Catania che nei giorni scorsi ha disapplicato il decreto Cutro sull’immigrazione ed è stata ripresa in un video – postato da Salvini su Twitter – mentre manifestava contro il blocco dei migranti sulla nave Diciotti nell’estate di cinque anni fa. Quelle immagini – come mostra questo video realizzato dal fattoquotidiano.it – non sono state girate da un reporter, ma da un uomo che si trovava in mezzo al cordone di agenti della Polizia. Su questa strana circostanza le opposizioni in coro chiedono spiegazioni, ma a difendere il suo vice arriva direttamente la premier Giorgia Meloni, parlando di polemica “strumentale“: “Era una manifestazione pubblica” e la giudice era lì, non c’è niente di “occulto”, dice da Granada, dove sta partecipando al vertice informale dei governi Ue sui migranti. “È legittimo chiedersi se qualcuno che partecipa a manifestazioni su quel tema, nel momento in cui decide, lo faccia con un pregiudizio o meno“, aggiunge. Sulla stessa linea il presidente del Senato Ignazio La Russa: “Salvini ritiene correttamente che comporti le dimissioni, non tocca a me dire nulla, ma sicuramente non si può gridare allo scandalo. Ora c’è chi chiede: ci ha dato il filmato a Salvini? Il problema non è quello, ma valutare l’opportunità o meno di quel comportamento e quindi della partecipazione a quella manifestazione”.
Ma le opposizioni non ci stanno. È “dossieraggio di Stato“, fatto per “delegittimare gli avversari”, attaccano Peppe Provenzano e Sandro Ruotolo, componenti della segreteria nazionale del Pd. Il primo a sollevare il caso è stato il deputato M5s Luciano Cantone, che già giovedì 5 ottobre ha annunciato un’interrogazione parlamentare per capire da dove arriva il video: “Come fa il ministro ad avere un video del genere adesso e a usarlo come arma politica? Non posso credere che Salvini utilizzi la Polizia come propria milizia personale e che addirittura riceva imbeccate per affossare una giudice”, ha scritto Cantone su Facebook annunciando la sua interrogazione. Oggi in Aula alla Camera è intervenuta Vittoria Baldino, vicepresidente del M5s: “Come fa il ministro a essere entrato in possesso del video? È in corso una schedatura dei manifestanti? Viene usata per attività di dossieraggio? Per alimentare odio e rancore contro un magistrato che ha emesso un atto non gradito a questo governo?”. Baldino aggiunge: “Pare che questo video, del quale è entrato in possesso il ministro, sia stato filmato da dietro al muro creato dalla Digos e sembrerebbe filmato da un soggetto ben identificato”.
“Prima, informazioni riservate carpite al 41bis e diffuse per colpire oppositori politici. Ora, l’utilizzo di video di 5 anni fa (conservati da chi?) per colpire una magistrata, che nessun comportamento discutibile può giustificare. È dossieraggio di Stato. Nessuno è al sicuro“, scrive su X Peppe Provenzano, ricordando anche la vicenda dei colloqui dell’anarchico Cospito che furono rivelati nell’Aula della Camera dal deputato di FdI Giovanni Donzelli dopo averne parlato con dopo averne parlato con il segretario Andrea Delmastro. “Siamo tornati ai vecchi tempi, al dossieraggio per delegittimare avversari e coloro che si ritengono avversari”, attacca Sandro Ruotolo. Che poi si domanda: “Chi ha dato il video al ministro? Non è il caso che dica la sua la presidente Meloni? Non è il caso che della vicenda se ne occupi anche il Copasir?”.
Il Partito democratico ha già annunciato un’interrogazione sul tema al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “La caccia scatenata da Salvini alla persona della giudice Apostolico è davvero incredibilmente grave“, scrivono i senatori Anna Rossomando e Walter Verini. “Come è uscito e da dove quel filmato? Chi lo ha confezionato? Esistono forse archivi dedicati? Il fatto solleva interrogativi inquietanti“. I due senatori dem attaccano Salvini: “Il ministro non è nuovo a queste cose: una decina di anni fa dette vita ad un altro episodio squadrista, andando a protestare sotto casa della ministra Fornero, mettendo a rischio anche la sicurezza della famiglia”. Nella nota si parla di un “attacco alla separazione dei poteri e all’indipendenza della stessa magistratura”. Seppure Rossomando e Verini sottolineano che il comportamento della giudice Apostolico non è stato opportuno: “La partecipazione a manifestazioni politiche, tanto più nel territorio del distretto giudiziario nel quale si opera, appare inopportuna. Ma questo non può, non deve in nessun modo motivare o giustificare aggressioni personali, delegittimazioni squadriste, di magistrati e della magistratura”.
Non solo il Pd, anche il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, annuncia un’interrogazione parlamentare al governo sulla provenienza del video della giudice Apostolico. Ai microfoni di SkyTg24, Fratoianni afferma: “Innanzitutto vorrei dire che ha ragione l’Associazione nazionale magistrati quando ricorda che se si vuole discutere si discuta della sentenza del tribunale di Catania nel merito, che peraltro sarà sottoposta ad altri gradi di giudizio, e poi certo si può discutere se l’andare in piazza sia opportuno o meno”. Ma per Fratoianni c’è “un’altra questione ancora più grave e inquietante“. E dice: “Intanto vorremo sapere da dove arriva questo video dopo 5 anni? Vorremmo sapere come mai arrivato nelle mani di un ministro e di un partito? Dicono che l’hanno preso in rete? Bene ci diano le fonti e lo dimostrino, perché a quanto pare quel video data la prospettiva, è palesemente e ragionevolmente girato durante quella manifestazione al porto della città siciliana dalle forze dell’ordine“. Sulla circostanza i deputati di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli e Filiberto Zaratti hanno depositato in esposto in Procura a Roma, chiedendo ai magistrati di indagare sull’ipotesi di reato di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio.
“Due comportamenti sbagliati non ne fanno uno giusto”, è invece l’opinione del leader di Azione, Carlo Calenda, a Omnibus su La7. “Un magistrato deve tenere un comportamento che non lasci presupporre che vi sia parzialità, e un vice premier non deve mettere all’indice un magistrato sui social. Se una sentenza si ritiene ingiusta si impugna”, commenta Calenda.