Un attacco a tutto campo contro Roberto Scarpinato. L’ex procuratore generale di Palermo, eletto in Senato dal M5s, è finito nel fuoco incrociato di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega per le domande rivolte a Fabio Trizzino, legale di Lucia, Manfredi e Fiammetta Borsellino, nel corso dell’audizione in corso davanti alla Commissione parlamentare Antimafia, dopo le dichiarazioni sul dossier mafia e appalti e l’inesistente legame con la morte di Paolo Borsellino. I familiari del magistrato assassinato il 19 luglio 1992 con la sua scorta, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina – hanno posizioni molto diverse sui moventi di via D’Amelio. Secondo Trizzino, rappresentante dei figli di Borsellino, la traccia da seguire è quella di “mafia e appalti”, cioè il dossier del Ros sui legami tra Cosa nostra e forze politico-imprenditoriali. Pista storicamente sostenuta dalla coalizione di Colosimo: per la destra, infatti, l’eliminazione del giudice è da collegare al suo interesse per “mafia e appalti” e non invece – come sostiene Salvatore Borsellino – agli elementi che il magistrato aveva raccolto sulla ‘pista nera’ dietro alla strage di Capaci. E neanche a quanto sostenuto da alcune inchieste poi archiviate: collegavano via D’Amelio a informazioni che il magistrato poteva aver avuto sui legami esistenti tra l’entourage di Silvio Berlusconi e Cosa Nostra.
L’attacco del centrodestra – Nelle scorse sedute Scarpinato era stato citato dall’avvocato Trizzino per il ruolo che all’epoca ricopriva come magistrato. Scarpinato, oggi componente dell’organismo parlamentare, ha preso la parola premettendo: “Non farò domande sulle parti delle dichiarazioni di Trizzino in cui ha fatto riferimento alla mia persona”, motivando la sua scelta con un questione di “eleganza istituzionale” e precisando: “Il mio silenzio non venga frainteso come acquiescenza alle dichiarazioni di Trizzino che ritengo in alcuni punti inesatte”. Il senatore ha poi preso la parola rivolgendosi alle persone convocate, ma a un certo punto del suo intervento la presidente Chiara Colosimo – la cui nomina aveva generato una lunga polemica – ha affermato: “Senatore, sono venti minuti che lei interviene e qui non siamo in un’aula di tribunale, questo non è l’esame di un teste; quelle che vanno fatte qui sono domande per ricostruire la storia e non per legittimare o meno alcune posizioni”. Il senatore ha immediatamente controbattuto: “Sto facendo domande precise“.
Poco dopo sono arrivati gli attacchi. Tra le file della maggioranza ha sollevato il caso il deputato leghista Gianluca Cantalamessa: “Avevo paventato il rischio di conflitto di interesse di Scarpinato in questa audizione – ha detto – che fosse citato più volte dagli auditi essendo allo stesso tempo commissario. Il fatto che questa Commissione, facendo domande, si ponga nei confronti degli auditi come se fossero testimoni in un processo penale è inaccettabile”. “Il senatore Scarpinato dimentica di essere un parlamentare come tutti gli altri e confonde il ruolo di commissario dell’antimafia con quello del magistrato in carriera”, ha commentato Mauro D’Attis, deputato di Forza Italia e vicepresidente della Commissione Antimafia. Al termine dell’audizione, interpellata sulla polemica, Colosimo ha spiegato all’Adnkronos di non aver avuto “nessun confronto” con il senatore alla fine della seduta e ha concluso: “Per me i commissari sono tutti uguali. Ovviamente si devono comportare da commissari e quando ciò non accade intervengo”.
Anche il deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, ha detto la sua: “Infinita gratitudine per Lucia, Manfredi e Fiammetta Borsellino e al loro legale Fabio Trizzino per aver portato in commissione Antimafia, con inimmaginabile difficoltà personale, pezzi di verità che erano stati omessi, trascurati e celati in molti racconti di questi anni. L’importanza dell’inchiesta scottante mafia-appalti, le 39 e non 14 annotazioni di Falcone, il ruolo di una parte della procura di Palermo a partire dal procuratore Giammanco, la velocità dello stralcio e dell’archiviazione di mafia-appalti nell’immediatezza della strage di via d’Amelio e le altre cose emerse in queste audizioni sono mattoni fondamentali nella ricerca della verità a cui dovremmo tutti ispirarci. Dispiace che il senatore Roberto Scarpinato, ex procuratore di Palermo, invece di cogliere l’occasione di questa meravigliosa e coraggiosa pagina di verità per aiutare a togliere ombre su quanto avvenuto abbia incomprensibilmente avuto un atteggiamento ostile e di sfida nei confronti della famiglia di Borsellino: il coraggio imparato del padre e dimostrato ancora una volta dai figli sia un esempio per tutte le Istituzioni nella ricerca senza sosta della verità”. Per Gasparri (Fi): “Giustamente la presidente della Commissione Antimafia, l’onorevole Chiara Colosimo, ha dovuto arginare alcuni interventi che, da quanto si legge dalle cronache, hanno dimostrato la confusione tra ruoli inquirenti e il ruolo che si deve svolgere in Commissione Antimafia.
Di Matteo: “Vergognosi attacchi”. Conte: “Insinuazioni infamanti” – “Il dottor Scarpinato ha il solo torto di aver sempre cercato da magistrato, e di continuare a cercare da parlamentare, la verità sulle stragi che hanno insanguinato la storia della nostra Repubblica e di possedere sull’argomento un patrimonio di conoscenze che fa paura a chi la verità non la vuole. Vergognosi gli attacchi politici nei suoi confronti” ha detto all’AdnKronos il sostituto procuratore nazionale antimafia, ex consigliere del Csm, Nino Di Matteo. Anche il presidente del M5s Giuseppe Conte difende l’ex pm da Foggia, dove ha fatto visita alla sede della Direzione investigativa antimafia: “Il governo dovrebbe moltiplicare gli strumenti contro la criminalità e la corruzione anziché indebolire alcuni presidi di legalità. Sono troppo impegnati a oltraggiare, con insinuazioni infamanti e gravemente inquinanti, un baluardo dell’antimafia come Roberto Scarpinato, un simbolo della lotta al crimine di cui tutta Italia onesta deve andare fiera”, scrive.
“Le insinuazioni rivolte al senatore Scarpinato da componenti della maggioranza, anche in commissione Antimafia, sono gravemente offensive oltre che prive di qualsiasi fondamento, come dimostrato già dalle condanne per diffamazione inflitte ad altre persone che le hanno sostenute. Offendono il lavoro pluridecennale di una persona che ha combattuto la mafia in primissima fila, iniziando proprio al fianco di Paolo Borsellino e contrastando con coraggio chi all’interno della magistratura sembrava non remare dalla stessa parte, come ha sottolineato stamattina proprio Lucia Borsellino – scrivono in una nota i componenti del MoVimento 5 Stelle in commissione Antimafia Stefania Ascari, Federico Cafiero De Raho, Francesco Castiello, Michele Gubitosa, Luigi Nave e la coordinatrice del comitato giustizia del MoVimento 5 Stelle, Giulia Sarti – Roberto Scarpinato si batte da 30 anni affinché sulla stagione delle stragi si faccia veramente piena luce, andando a scoprire le verità indicibili che riguardano anche pezzi infedeli dello Stato, battendosi contro gli ignobili depistaggi messi in atto proprio da pezzi della Repubblica. Lo ha fatto nella magistratura e lo fa adesso nel ruolo di parlamentare e componente della commissione Antimafia. Gli esponenti del centrodestra che si permettono di muovere nei suoi confronti queste insinuazioni diffamatorie devono vergognarsi e da ora in poi si astengano dal proferire qualsiasi parola retorica sugli eroi dell’antimafia a cui lo stato non ha saputo garantire il pieno sostegno”.