Sempre peggio. Da tempo le famiglie italiane comprano meno e spendono di più. I prezzi salgono, i salari no. L’ultimo dato a confermare questa discesa del potere d’acquisto è quello sulle vendite al dettaglio di agosto, diffuso oggi dall’Istat. La spesa è salita del 2,4% rispetto all’anno prima ma la quantità di prodotti acquistati è scesa del 4,1%. Il confronto è sconfortante anche rispetto al precedente meso di luglio: – 0,4% in valore e – 0,5% in quantità. L’aumento della spesa su base annua è dovuto solo agli acquisti alimentari che crescono del 5,6% in valore e diminuiscono del 4,1% in volume, mentre quelle dei beni non alimentari registrano una variazione negativa sia in valore (-0,3%) sia in volume (-4,2%).
Diversi studi hanno messo in luce come mentre le aziende hanno pienamente recuperato l’effetto dell’inflazione alzando i listini, i consumatori non lo hanno fatto quasi per niente a causa della ristrettezza delle politiche salariali e delle lungaggini nel rinnovo dei contratti. Secondo il centro studi di Mediobanca il potere d’acquisto delle famiglie è sceso di oltre il 20%. Ocse e Ue hanno documentato come questo fenomeno sia particolarmente spiccato in Italia, rispetto ad altri paesi europei.
Inevitabilmente ci si sposta sempre di più verso i discount alimentari dove, in agosto, le vendite sono salite dell’8,6% in valore su base annua, oltre tre volte in più del dato nazionale, secondo i dati Istat. Registrano aumenti anche il commercio elettronico (+1,4%) e le vendite al di fuori dei negozi, come per esempio il commercio ambulante (+1,3%). Al contrario i piccoli negozi risultano in calo, con una riduzione delle vendite dello 0,2%. Per la grande distribuzione c’è un aumento del 4,8% su base annua dovuto soprattutto al settore alimentare (+7,1%), mentre per quello non alimentare la crescita è limitata allo 0,2%.A).