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Maurizio De Giovanni: “Mi hanno definito tuttologo e prezzemolino, non mi sta bene. Quindi vi prego di non invitarmi più in pubblico per lavori altrui”

In un’intervista al Corriere della sera lo scrittore partenopeo ha spiegato che continuerà come sempre a scrivere gialli, storie e sceneggiature, ma si farà vedere molto meno nelle occasioni pubbliche non direttamente legate al proprio lavoro

di Davide Turrini

Prezzemolino io? E allora non invitatemi più in pubblico per lavori altrui. Maurizio De Giovanni non ci sta. Ma a fare cosa? In un’intervista al Corriere della sera lo scrittore partenopeo ha spiegato che continuerà come sempre a scrivere gialli, storie e sceneggiature, ma si farà vedere molto meno nelle occasioni pubbliche non direttamente legate al proprio lavoro. “A partire da oggi (…) vi prego di non invitarmi, convocarmi, chiedermi o pregarmi di fare cose a supporto del lavoro degli altri”. Alla base di questa decisione sembrano esserci alcune considerazioni ricevute sui social: “C’è chi mi ha definito tuttologo o addirittura prezzemolino. E questo non mi sta bene. La prima volta non ci fai caso, la seconda neppure. Poi ti accorgi che continuano, e allora arriva il momento in cui dici basta”, ha spiegato lo scrittore al Corriere.

Un basta, quindi, non ai social che seminano zizzania in maniera consistente (“ritengo che chi fa il mio lavoro non possa stare fuori da queste piattaforme che oggi rappresentano i principali strumenti di comunicazione”), ma via dagli incontri pubblici: “Da quelli non legati al mio lavoro”. De Giovanni torna sul post pubblicato online: “ho fatto quel post per far sapere a chi mi segue che le occasioni per vederci da oggi in poi saranno sempre meno. Rispetterò gli impegni già presi, ma non ne prenderò altri”.

Dispiaceri? Tanti. Ma se poi le accuse, come scrive il Corriere, sono di tornaconto personale, meglio evitare. “Ho sempre dato la mia disponibilità a tanti e in particolare quando mi è stato chiesto di partecipare a eventi di beneficenza o di una qualunque rilevanza sociale, perché ho una sensibilità che mi induce a regolarmi così. Ma si è trattato, ripeto, sempre e soltanto di disponibilità”. Insomma nessun bonifico per la partecipazione a eventi benefici. De Giovanni evapora un pochino dagli incontri pubblici, ma non diventa Elena Ferrante (“ufficialmente non si sa nemmeno chi sia (..) per essere scrittori non c’è bisogno di apparire”), e soprattutto non mancherà mai ai dibattiti sul Napoli calcio: “Non scherziamo. Quella è una religione. È tutta un’altra cosa”.

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