Il Consiglio Europeo informale di Granada si chiuderà con una dichiarazione della presidenza spagnola sulle migrazioni: non a 27, per il veto di Polonia e Ungheria che hanno respinto appunto la parte del testo sul Patto Ue sulle migrazioni, approvato a maggioranza qualificata lo scorso 4 ottobre senza il loro via libera. È questo l’esito del vertice appena concluso nella città andalusa. A Granada Giorgia Meloni si è trovata tra due fuochi: da una parte la necessità di ricucire i rapporti con la Germania, dall’altro lo stupore per la posizione intransigenti dei suoi alleati a Budapest e Varsavia. Messe alle spalle settimane di scontri e tensioni, la premier italiana e il cancelliere tedesco Olaf Scholz si sono ritrovati faccia a faccia per smussare le divergenze. L’accordo sul regolamento sulle crisi migratorie raggiunto il 4 ottobre ha fatto scemare i conflitti, grazie al compromesso sull’emendamento della discordia sulle ong (voluto da Berlino e osteggiato da Roma): tolto dall’articolo 1 e spostato tra i “considerando” iniziali. Le distanze restano, ma a Granada è stata più forte la necessità di sancire una tregua. Anche perché ad accendere la miccia ci ha pensato appunto il premier ungherese, Viktor Orban: Polonia e Ungheria sono state “stuprate legalmente” dall’Ue, è stata la sua provocazione.
Budapest e Varsavia, guidate da governi alleati della premier Meloni, non hanno firmato il Patto. “Se sei legalmente stuprato, costretto ad accettare qualcosa che non ti piace, come pensi di raggiungere un compromesso? È impossibile”, ha detto Orban escludendo ogni possibilità di accordo “non solo ora ma anche negli anni a venire”. L’ultima tappa del vertice informale ha riguardato proprio la discussione sul tema della migrazione. Il dossier era stato inserito nella Dichiarazione di Granada, ma Polonia e Ungheria hanno posto il veto. Per l’approvazione del testo però è necessario l’unanimità. Essendo le conclusioni senza alcun valore giuridico, si è quindi optato per confermare il testo della Dichiarazione di Granada senza la parte sulle migrazioni. Quella parte del testo invece sarà una dichiarazione della presidenza spagnola. La percezione del Patto della migrazione tra Italia, Polonia e Ungheria è “diversa per una questione soprattutto geografica“, ha detto Meloni commentando il no di Varsavia e Budapest. “Abbiamo votato il Patto perché le nuove regole sono migliori delle precedenti ma io non ho portato questa priorità, è il dibattito di una vecchia percezione, la posizione nostra è diversa da Polonia e Ungheria per una questione geografica. Loro capiscono la posizione italiana, la loro posizione la comprendo perfettamente e non pregiudica il nostro lavoro”, ha sostenuto la premier.
Il faccia a faccia Roma-Berlino
L”incontro tra Meloni e Scholz è iniziato intorno alle 13.30 ed è terminato dopo 45 minuti. Il cancelliere tedesco “è consapevole che la strategia italiana è l’unica che può essere efficace: a me ha detto che bisogna andare avanti con questo lavoro in Tunisia“, ha detto la premier al termine del vertice informale. “Tutti ci dicono che il lavoro con Tunisi deve essere replicato con altri Paesi del Nord Africa e non solo”, ha aggiunto. Meloni deve fare i conti con il fallimento de facto, anche se non definitivo, del Memorandum d’intesa tra Unione europea e Tunisia sulla gestione dei flussi migratori. Ma da Granada rilancia la sua strategia e parlando della revisione del bilancio Ue ha spiegato: “Io sono assolutamente d’accordo a dare nuove risorse non al capitolo migratorio ma all’Africa, noi con l’Africa dobbiamo costruire una partnership completamente diversa dal passato”. Interpellata sulla posizione della Germania a riguardo, Meloni ha spiegato appunto che Olaf Scholz sostiene la strategia di cooperazione con i Paesi nordafricani per contrastare la migrazione.
“Con Meloni, in modo molto pratico, abbiamo concordato che non lavoriamo gli uni contro gli altri, ma gli uni con gli altri“, ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz in conferenza stampa al termine del vertice commentando l’incontro bilaterale. “Come spesso capita ci sono conversazioni molto intense, ma in cui si trova un’intesa molto pragmatica“, ha detto ancora Scholz, sottolineando come con Meloni “siamo entrambi molto contenti di essere riusciti a rendere effettivo l’ultimo elemento fondamentale per la legge d’asilo” nell’Ue. In merito alle polemiche per i finanziamenti della Germania alle ong che si occupano di salvataggio in mare nel Mediterraneo, Scholz ha sottolineato che si tratta di una “decisione del Bundestag” e non di una sua proposta o del suo governo.
I due capi di governo – stando a Palazzo Chigi – hanno discusso dei principali temi europei al centro del Consiglio, con particolare riguardo alla questione migratoria, esprimendo soddisfazione per l’intesa raggiunta a Bruxelles sul regolamento delle crisi. I due leader si sono dati appuntamento al vertice intergovernativo italo-tedesco, che si terrà in Germania a fine novembre. Insieme Meloni e Scholz hanno dovuto affrontare diversi nodi: il primo è lo stop ai ricollocamenti dall’Italia, deciso Berlino ufficialmente perché Roma non rispetta l’accordo di Dublino. Il vero scontro verbale però si è consumato sul caso dei finanziamenti del governo tedesco alle ong che operano sul territorio italiano e nel Mediterraneo. Quei fondi sono stati decisi dal Bundestag quasi un anno fa, ma hanno provocato comunque l’ira di Palazzo Chigi. E la frattura si è ampliata con lo scontro a Bruxelles proprio sul Patto Ue sui migranti che inizialmente l’Italia aveva fatto saltare. Poi l’intesa di mercoledì, che oggi permette a Palazzo Chigi parlare di “soddisfazione” e di “ottima cooperazione tra Roma e Berlino”.
Le difficoltà tedesche
Recentemente Scholz ha anche annunciato il rafforzamento dei controlli ai confini della sua Germania. Il cancelliere tedesco, alle prese con le critiche interne per la difficile situazione economica e per il boom di arrivi (che in numeri assoluti è stato più alto in Germania che in Italia), ha dovuto inasprire la sua linea sull’immigrazione. “Al contrario” del cancelliere Scholz a Berlino, Meloni “non è di fronte a sconfitte nelle prossime elezioni regionali e non deve subire scossoni nei sondaggi”, sottolineava questa mattina la Frankfurter Allgemeine Zeitung, in un articolo a firma Matthias Rüb. La Faz è tradizionalmente un quotidiano conservatore, quindi critico nei confronti di questo governo, ma i sondaggi tedeschi ad oggi certificavano effettivamente un crollo dei consensi per la Spd di Scholz e in generale per tutte le forze che compongono la sua maggioranza.