Morirono in 31 a causa dell’incendio a bordo del Norman Atlantic e del caos che si scatenò a bordo. Ma a nove anni di distanza, sentenza alla mano, quei morti è come se non ci fossero mai stati: cancellati dalla prescrizione al termine di un processo complicato, tecnico, lungo, tortuoso. Per il naufragio del traghetto, andato a fuoco nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014 mentre navigava verso l’Italia con circa 500 persone a bordo, pagano in tre: il comandante Argilio Giacomazzi, il primo ufficiale di macchina Gianluca Assante e il membro dell’equipaggio Francesco Nardulli. Il Tribunale di Bari, presieduto da Marco Guida, li ha condannati rispettivamente a 6 anni, 5 anni e 4 mesi e 3 anni.
Gli omicidi cancellati dalla prescrizione – Il comandante e il primo ufficiale di macchina sono anche stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, Nardulli invece per 5 anni. Non luogo a procedere, invece, per loro tre e per tutti gli altri che erano imputati per gli omicidi colposi: è intervenuta la prescrizione, non essendoci stato il raddoppio dei termini per l’esclusione, come per la strage ferroviaria di Viareggio, dell’aggravante della violazione delle norme sulla sicurezza nel lavoro. Pioggia di prescrizioni anche per gli altri reati contestati agli altri finiti a processo. Tutto sostanzialmente atteso, con i primi reati che si erano estinti già nel 2021 a processo appena iniziato.
Assolto l’armatore per il naufragio – Solo per alcuni – a iniziare dall’armatore Carlo Visentini, imputato per il naufragio – il Tribunale di Bari, presieduto da Marco Guida, ha pronunciato sentenza di assoluzione. Non luogo a procedere per “violazione del divieto di secondo giudizio” per i funzionari di Anek Lines, la società ellenica che aveva noleggiato il traghetto: sono già stati giudicati in Grecia per gli stessi fatti, venendo condannati a 16 anni di carcere, ridotti a 5 e quindi convertiti in 36mila euro di sanzione. Assoluzione anche le compagnie Visemar di Navigazione e Anek per “insussistenza degli illeciti contestati”. La procura – rappresentata dai pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano – aveva chiesto 23 condanne con pene fino a 9 anni e un’assoluzione sostenendo che “l’evacuazione completamente sbagliata” e “si potevano salvare tutti”. La vera rotta del Norman Atlantic era quella degli “aspetti economici e commerciali” per “guadagnare il più possibile”, avevano sostenuto durante la requisitoria.
Cosa accadde quella notte – L’incendio che avvolse il Norman Atlantic, mentre navigava in una notte di tempesta, scoppiò sul ponte 4, innescato – secondo i consulenti del giudice intervenuti nell’incidente probatorio – da un camion che trasportava merce avariabile e, non essendoci a disposizione allacci, tenne il motore diesel acceso. Una pratica illegale nel corso della navigazione. Sul ponte 4 c’erano 43 camion che necessitavano di energia elettrica e sole 40 spine: almeno tre, quindi, non erano collegati. L’antincendio venne attivato sul ponte sbagliato e quindi intervenne in ritardo, come sostenuto dall’accusa. Così le fiamme, alimentate anche dalla struttura della nave, si svilupparono rapidamente arrivando ad avvolgere il Norman. Le cattive condizioni meteo resero difficoltose le operazioni di soccorso, che durarono giorni e interessarono mezzi della Marina e dell’Aeronautica militare, nonché le navi portacontainer che transitavano in zona e i rimorchiatori dell’impresa Barretta. Nelle ore successive all’incendio, a bordo scoppiò il caos e molti passeggeri raccontarono di scarsa organizzazione da parte dell’equipaggio.
Le parti civili – Quasi tutte le parti civili erano già uscite dal processo dopo aver ottenuto un risarcimento. “Grazie al sequestro conservativo ottenuto per circa 2 milioni di euro contro l’armatore durante il processo, siamo riusciti a garantire ai nostri clienti un risarcimento vero ed adeguato, il rischio prescrizione con i tempi della giustizia italiana e la assoluzione per gli imputati greci a causa della sentenza simbolica emessa in Grecia nei loro confronti era nell’aria”, è il commento degli avvocati Massimiliano Gabrielli, Cesare Bulgheroni e Alessandra Guarini che avevano assistito decine di naufraghi in questa vicenda e in altri grandi tragedie del mare come il disastro della Costa Concordia. “La vera sconfitta – aggiungono – è per il sistema penale che dovrebbe contribuire a prevenire il ripetersi di questi incidenti e non limitarsi a condannare il capro espiatorio di turno”.
I legali degli imputati – Non ha rilasciato dichiarazioni dopo la sentenza il comandante Giacomazzi. Silenzio anche da parte degli avvocati del primo ufficiale Assante e del marinaio Nardulli. Di assoluzione che “era nell’aria” parla invece il legale di Visentini, l’avvocato Filiberto Palumbo. “Ora aspetteremo le motivazioni, che ci aspettiamo in linea con le nostre tesi”, ha aggiunto. Diverso stato d’animo per i legali degli altri imputati assolti: “Il primo ufficiale Luigi Iovine era fortemente provato per l’emozione, confidava in un provvedimento giusto che per fortuna è arrivato. È stata una vicenda lunga e pesante, lui ha fatto il possibile e anche di più per trarre in salvo centinaia di persone. Siamo pienamente soddisfatti”, ha detto il suo avvocato, Giorgio Terranova. “È un ottimo risultato, il Tribunale ha riconosciuto che la responsabilità della Visemar non sussiste come abbiamo più volte detto in aula. Siamo contenti”, è il commento di Luca Castellaneta, difensore della compagnia di navigazione proprietaria dell’imbarcazione.