Nicolas Sarkozy rischia un nuovo processo. L’ex presidente della Repubblica francese è stato infatti incriminato, per la seconda volta, per presunte “operazioni fraudolente”: avrebbe pagato un testimone per discolparsi dall’accusa di aver ricevuto finanziamenti dalla Libia di Gheddafi volti a favorire, nel 2007, la sua corsa all’Eliseo. In particolare – riferiscono fonti giudiziarie all’agenzia France Presse – l’ex presidente è sospettato di aver sfruttato una ragnatela di intermediari per ricompensare Ziad Takieddine, il testimone chiave che aveva ritrattato pubblicamente le accuse contro di lui. In precedenza, l’uomo d’affari franco-libanese aveva detto di aver consegnato a Sarkozy fondi libici in contanti, per un totale di 5 milioni di euro. L’accusa preliminare nei confronti dell’ex presidente, dunque, è di “aver tratto vantaggio dall’influenza corrotta di un testimone” e di aver “partecipato ad un’associazione criminale” al fine di “indurre in errore i magistrati incaricati delle indagini giudiziarie sul sospetto di un finanziamento libico alla sua campagna elettorale”: lo riporta Abcnews, citando una nota della procura finanziaria.

Almeno altre nove persone sono sospettate di aver partecipato alla presunta cospirazione. Alcune di queste avrebbero pure tentato di corrompere un giudice libanese per ottenere il rilascio del figlio di Gheddafi, incarcerato in Libano, affinché il leader libico aiutasse Sarkozy a provare la sua innocenza. Se il caso dovesse finire in tribunale, si tratterebbe solo dell’ennesima udienza per Sarkozy. L’ex inquilino dell’Eliseo andrà infatti a processo nel 2025, insieme ad altre 12 persone, per i presunti finanziamenti illegali dalla Libia: Sarkozy avrebbe segretamente ricevuto dal governo di Gheddafi 50 milioni di euro, ossia più del doppio rispetto al limite allora in vigore per il finanziamento delle campagne elettorali. In caso di condanna, rischia fino a 10 anni di carcere. L’ex presidente francese, già condannato in altri casi, ha sempre negato ogni accusa nei suoi confronti. “Non c’è nemmeno il più piccolo accenno di prova”, aveva detto in un’intervista nel 2018. E ancora, dopo l’ultima accusa i suoi avvocati hanno dichiarato che Sarkozy è “determinato a far valere i suoi diritti, stabilire la verità e difendere il suo onore”.

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