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Israeliani dispersi nell’attacco di Hamas: i militari chiedono alle famiglie campioni di Dna per identificare chi è stato ucciso

Nella notte fra sabato 7 e domenica 8 ottobre, a poche ore dall’assalto a sorpresa di Hamas, la Polizia di Tel Aviv e il Comando militare del Fronte interno israeliano hanno inviato un messaggio ai familiari dei dispersi: la richiesta è di recarsi nelle stazioni di polizia per portare “dettagli identificativi” dei loro cari scomparsi e, in particolare, una foto e un campione di Dna. In questo modo, le autorità potranno procedere a individuare chi di loro è stato ucciso. Ai familiari che si trovano in territori sotto attacco di Hamas è stato poi consigliato di chiamare il numero verde della polizia, il 105. A riportarlo è il The Times of Israel.

Sono molti i familiari e gli amici di persone scomparse che si sono già rivolti ai media, chiedendo informazioni sui loro cari. Qualcuno ha dichiarato di aver riconosciuto, nei video pubblicati sui social, alcuni dei loro conoscenti fra le persone prese in ostaggio dai miliziani di Hamas. Lo stesso gruppo terroristico ha affermato di aver rapito dozzine di israeliani, mentre le Forze di difesa di Tel Aviv hanno confermato senza però specificare alcun numero.

Ad esempio – riporta sempre il giornale israeliano – Yoni Asher ha detto a radio Kan di aver effettuato l’accesso al suo portatile per rintracciare il cellulare della moglie, scoprendo che si trovava nella città di Khan Younis, nel sud di Gaza. “Temo sia stata rapita”, ha dichiarato l’uomo, precisando che la donna era con la madre e le due figlie di 3 e 5 anni nel Kibbutz Nir Oz. Asher ha dunque ripetuto il suo numero di telefono, in modo che gli ascoltatori potessero contattarlo se avessero avuto più informazioni sulla moglie dispersa.

E ancora, Moshe Or ha detto di aver identificato in un video pubblicato su Telegram suo fratello Avinatan e la fidanzata del fratello, Noa Argamani: i due sarebbero stati ripresi insieme ai terroristi di Gaza. “Ero preoccupato e ho provato a chiamarli, ma il suo telefono non era disponibile”, ha dichiarato l’uomo. “Dopo alcune ore, i servizi di emergenza ci hanno contattato e ci hanno detto di aver visto un video di mio fratello e della sua ragazza Noa presi in ostaggio”.

Durante un rave vicino al Kibbutz Re’im numerosi giovani israeliani si erano riuniti nella notte, per ballare al ritmo di musica, venendo poi massacrati all’alba dai miliziani di Hamas. A preoccupare è anche il Kibbutz Be’eri, dove alcuni residenti sono stati tenuti in ostaggio nella sala da pranzo: successivamente i media avrebbero riferito che i terroristi erano stati uccisi e la maggior parte delle persone, se non tutte, erano state salvate.

Ma sono molte altre le aree colpite dai razzi e dalle incursioni dei terroristi, che si muovono a piedi, sui deltaplani a motore o a bordo dei pick-up. A più di 24 ore di distanza dalla ripresa delle ostilità, si contano già oltre 300 israeliani morti e, secondo alcune stime, più di 750 persone prese in ostaggio. Le forze di sicurezza di Tel Aviv sono ancora impegnate per eliminare le cellule terroristiche trincerate nelle città, mentre i civili si sono dati alla fuga o sono nascosti nelle loro case.