L’attacco contro la giudice Iolanda Apostolico, rea agli occhi del governo di non avere convalidato il fermo di 4 migranti al centro di accoglienza di Pozzallo, è stata – a mio avviso – una concertata azione a orologeria rivolta contro una persona e contro la magistratura.
Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il 5 ottobre, posta un video della manifestazione al porto di Catania del 25 agosto 2018 nella quale si chiede lo sbarco di 137 migranti tenuti bloccati da giorni. Fra loro c’è la giudice Apostolico, ma il ministro non ne fa il nome, preferisce alludere: “Mi sembra di vedere alcuni volti familiari”. È evidente che sa già di chi si tratta. Intanto però ha attirato l’attenzione su di sé, e sul caso, offrendo l’assist all’ex carabiniere Anastasio Carrà, ora deputato leghista, che riconosce la giudice Apostolico e la chiama in causa: “Mi rivolgo pubblicamente alla dottoressa: mi può smentire?”.
Legittimi i dubbi sulla provenienza del filmato, accresciuti dalla sua tempestiva apparizione perché ciò implica un’avvenuta catalogazione per data e per nome.
Per un paio di giorni il ministro Salvini, solitamente loquace, non risponde su come sia venuto in possesso del filmato fintanto che il 7 ottobre un carabiniere dichiara di esserne l’autore. L’aspetto oscuro della vicenda non è affatto chiarito. La giudice Apostolico è stata oggetto di schedature? E, soprattutto, quanti altri video sono congelati, pronti per delegittimare persone che potrebbero rivelarsi di intralcio alle politiche del governo? In che relazione stanno i compiti attuali del ministro delle Infrastrutture con il possesso di un filmato del 2018?
A chi ritiene inopportuno che un giudice manifesti in piazza perché non lo fa apparire neutrale, si potrebbe aggiungere che, agli occhi dei cittadini, è preferibile un ministro che si occupi di realizzare i progetti di sua competenza anziché assumere toni intimidatori nei confronti di persone che ricoprono altri incarichi istituzionali.
Non è un modo inedito di fare politica, ma si allargano gli spazi di democrazia asservendo la magistratura al governo? L’acrimonia nei confronti della Apostolico – “radiare la giudice” – prelude a liste di proscrizione, ad allontanamenti forzosi imposti dal governo.
Nel nostro sistema democratico le sentenze si possono impugnare e non è prevista alcuna norma che imponga di vessare chi le ha redatte. Un analogo provvedimento di mancata convalida del fermo di migranti è stato adottato dal giudice Rosario Cupri. Ci sono fondati dubbi sulla legittimità del decreto Cutro, emanato dal governo, perché non sottoporre il decreto alla Corte Costituzionale? Potrebbe allora apparire molto più chiaro chi segue la Carta e chi ne è al di fuori nel merito e nel metodo.