“Quella tra Israele e Hamas, come hanno scritto alcuni giornali legati alla società civile israeliana, non è come la guerra arabo-israeliana del Kippur del ’73. Assomiglia di più all’11 settembre del 2001, perché non si tratta di una guerra delle divise tra Stati o eserciti, ma di una guerra praticamente a mani nude di gente armata dall’odio e dalla disperazione. E si sa, questo produce disastri“. Sono le parole pronunciate ai microfoni de L’Italia s’è desta (Radio Cusano Campus) da Corradino Mineo, storico direttore di Rainews24 ed ex senatore del Pd, circa il conflitto in corso tra Israele e i miliziani di Hamas che sabato hanno avviato l’operazione “Diluvio al-Aqsa”, con il lancio di 5mila razzi e incursioni di guerriglieri nel sud di Israele.
Mineo sottolinea il tracollo allarmante dello Stato d’Israele ma spiega che è tutto fuorché inaspettato: “A gennaio di quest’anno ero a Tel Aviv e ho partecipato a una delle prime manifestazioni contro Netanyahu. Da allora ogni sabato, ma anche 2 e 3 volte alla settimana, folle enormi di ebrei israeliani sono scesi in piazza per protestare contro il governo perché vuole sottomettere i giudici, perché pretende l’impunità per i corrotti, perché è omofobo, perché ha due ministri fascisti“.
Il giornalista si riferisce a Bezalel Smotrich, ministro israeliano delle Finanze e leader del Partito Sionista Religioso, e Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale e capo del partito israeliano di Otzma Yehudit. Quest’ultimo addirittura aveva in casa il ritratto di Baruch Goldstein, un colono statunitense-israeliano che ammazzò 29 palestinesi mentre pregavano in una moschea a Hebron, in Cisgiordania.
Mineo spiega anche la protesta dei riservisti israeliani contro il governo: “Loro sono la colonna portante dell’esercito e dell’intelligence di Israele. Nel corso di quest’anno sono andati nei quartieri degli ebrei ortodossi, cioè quelli che vogliono cacciare i palestinesi dal paese, e gli hanno detto: ‘Voi non fate servizio militare perché il credo non ve lo permette. Ma sappiate che noi non risponderemo alla chiamata di questo governo e non difenderemo i vostri insediamenti”. Questo, insomma, è il contesto in cui Israele si è fatto sorprendere dall’attacco di Hamas – sottolinea – Senza questo anno di provocazioni continue del governo di Netanyahu probabilmente non ci sarebbe stata questa catastrofe“.
Inevitabile la menzione del presidente degli Usa Joe Biden: “Ormai è in estrema difficoltà sia perché sono imminenti le elezioni, sia per la sua politica. Lo speaker repubblicano che dovrebbe essere eletto nella Camera e senza il quale non si può fare niente potrebbe opporsi ai finanziamenti e alle nuove armi per l’Ucraina. Le elezioni incombono e Trump egemonizza i repubblicani che dipingeono Biden come un delinquente e un imbecille. L’America è spaccata in due. In più – spiega – Biden ha cambiato completamente la sua politica: ha usato la guerra in Ucraina per riassoggettare l’Europa, però poi sulla Cina e ora su Israele sta seguendo la politica di Trump. E non solo: ha dato 6 miliardi all’Iran per ottenere 5 prigionieri.E Trump lo accusa di collaborazionismo con l’Iran e con Hamas. L’uomo, insomma, è pieno di contraddizioni ma la sua debolezza incarna la crisi dell’imperialismo americano che è evidente dal 2001″.
Mineo conclude: “Noi stiamo vivendo molte guerre e nuovi imperialismi, come l’aggressione di Putin in Ucraina o la sfida dell’Iran all’Israele o la voglia di Netanyahu di vincere con la guerra sul suo stesso popolo, in un contesto in cui c’è il declino della super-potenza. Qualcosa del genere è già successo all’inizio del ‘900 con la crisi dell’Impero britannico. Subito dopo scoppiò la Prima Guerra Mondiale“.