Le carcasse delle macchine sparpagliate ai bordi della strada, sforacchiate dai proiettili, in parte incendiate. Tutt’attorno il silenzio, lì dove erano musica, selfie e drink. Ecco cosa resta di un massacro. Il barbaro tiro al bersaglio dei guerriglieri di Hamas che ha fatto centinaia di morti a due passi dal kibbutz Ra’im è cristallizzato nelle immagini catturate dai droni, nelle registrazioni delle dashcam e nei video amatoriali dei giovani scampati alla strage del Nova Festival, il rave a due passi dalla striscia di Gaza trasformatosi nel Bataclan israeliano. I filmati testimoniano la freddezza e l’organizzazione dei miliziani, arrivati dal cielo e con i pick-up e capaci di cinturare la zona prima di assediare le migliaia di ragazzi che ballavano.
Ore 6.31, l’inizio dell’inferno – Il rumore dei razzi arriva all’improvviso, forse coperto dalle note pompate dalle casse, e nel cielo si intravedono i deltaplani a motore che catapultano i guerriglieri in Israele. Sono le 6.31 di sabato: “La musica si ferma e iniziano a suonare le sirene”, ha raccontato in un reel su Instagram Millet Ben Haim, 27 anni. È l’inizio dell’inferno. Tra gli altoparlanti montati sopra ai palchi rimbomba una voce: “Allarme rosso”. Il rave che aveva come slogan “Amici, amore e libertà infinita” si trasforma nel più sanguinoso obiettivo di Hamas. Alla fine si contano 250 giovani uccisi e un altro centinaio di uomini e donne catturati e trasformati in ostaggi, merce da scambiare con il nemico dopo spari contro la folla, strade bloccate da uomini armati, imboscate ad auto in fuga. Hanno agito in decine, c’è chi giura di averne contati almeno cinquanta.
Sei ore di caos – Nei video girati dai ragazzi sono raccolte le almeno sei ore di fauda, parola che in ebraico e arabo vuol dire caos e che ha dato il titolo a una nota serie tv israeliana. In quell’arco temporale i guerriglieri di Hamas hanno avuto vita facile di fronte a qualche poliziotto che ha atteso invano rinforzi. Il lato sud di Israele era scoperto, come hanno raccontato i media dello Stato ebraico: così la spianata di terra rossa trasformata in un’arena è diventata il target ideale per il gruppo di terroristi. Una camicia fiorata e un top nero, sneakers ai piedi, in un video di tre minuti che circola sui social, si vede una donna che balla inquadrandosi insieme a un amico. Sono sorrisi e musica. A un tratto inizia l’attacco. Lei continua a riprendere. La sicurezza presente dà indicazioni sulle vie di fuga da seguire. Per molti sarà tutto inutile. “È stato un massacro, non ho mai visto nulla di simile in vita mia. Un agguato, le squadre di terroristi ci aspettavano davanti alle uscite di emergenza, altri falciavano chi correva verso il parcheggio e chi si era nascosto nei bagni”, ha raccontato Yaniv, un paramedico israeliano.
Circondati e sotto tiro – C’è chi riesce ad arrivare alla propria auto sperando di scampare al fuoco aperto a casaccio con il solo obiettivo di fare più morti possibili. Diversi giovani scampati hanno spiegato perché il tentativo di allontanarsi sia fallito: i miliziani arrivavano dappertutto e la marcia si è presto interrotta a causa della lunga fila di vetture che tentavano di lasciare l’area del festival. Riprendono i video: la ragazza si muove in lacrime, in lontananza si sentono i colpi di arma da fuoco. Altri filmati raccontano ancor più nel dettaglio i tentativi di evacuazione: i giovani fuggono nei campi e si riparano dietro le auto mentre tutt’attorno si sente il sibilo dei proiettili. Cercano di abbassarsi, rimpicciolendosi per sfuggire al tiro incrociato. Sono costretti a fare inversione. Sono circondati. Lo ha spiegato sempre Ben Haim: “Eravamo sulla strada principale, ma ci hanno detto che i terroristi stavano sparando – ha scritto – Siamo tornati indietro, ma dopo due minuti ci siamo resi conto che c’erano terroristi anche lì”. Ricomincia la fuga verso un altro lato cercando di farsi scudo con le automobili. I colpi fischiano nel microfono dello smartphone, sfiorano chi sta riprendendo.
Il terrore ripreso dalla dashcam – Altri due giovani, forse una coppia, si filma mentre è nascosta sotto un albero, imboscata tra i cespugli. Si puntano il cellulare in faccia, fanno silenzio nella speranza di non essere visti diventando così topi in trappola. Il video riprende con i due vicini a un carrarmato insieme a un gruppo di giovani, poco dopo strisciano accompagnati dalla polizia ancora inseguiti dai miliziani con il fucile spianato. Sono passate almeno tre ore dall’inizio di tutto, come raccontano gli orari di una dashcam installata a bordo di un’automobile rimasta nel parcheggio. Ha registrato tutto l’orrore e la spietatezza del gruppo di fuoco piombato al Nova Festival. Alle 9.23 la videocamera di sicurezza dell’auto riprende un miliziano, bandana verde in testa, puntare il fucile verso un giovane. Quando entra nell’inquadratura, si nota la maglietta insanguinata: viene preso in consegna e trascinato via. È ancora vivo? È uno dei cento ostaggi trascinati nella Striscia di Gaza, come Noa Argamani, la giovane che piange disperata mentre viene divisa dal fidanzato e portata via?
Ore 12.09, l’ultima raffica di mitra – La dashcam continua a registrare. Un miliziano spara a un ragazzo già a terra. Poi le immagini si interrompono. Il video messo online ricomincia alle 12.09. Sono passate quasi tre ore e chissà quanto terrore. La zona non è ancora sotto il controllo delle autorità israeliane. Arriva un altro gruppo, qualcuno è armato. Rovistano come sciacalli nelle tasche dei cadaveri e dentro le auto, aprono e rovesciano un trolley. Infine si allontanano. Nell’inquadratura resta una ragazza, frastornata e smarrita. Arriva una raffica di mitra vicino ai suoi piedi. È l’ultimo scampolo della mattanza dei giovani. Di lì a poco sarà solo silenzio e inizieranno gli appelli di amici e fratelli, padri e madri, alla ricerca dei propri cari. Sulla propria pagina Instagram, gli organizzatori del festival si dicono sconvolti e mettono a disposizione un form online per rintracciare i dispersi. Ben Haim è ricomparsa dopo sei ore in cui ha pensato solo a scansare i proiettili, ora nascondendosi e ora fuggendo tra i campi. L’ha salvata un abitante della zona. In centinaia hanno avuto un destino diverso.