Cinema

Arriva la serie tv su Sergio Marchionne, l’amministratore delegato che rivoluzionò la Fiat: “È stato dimenticato, indagheremo perché”

“Sergio Marchionne. Confessioni di un drogato di capitale” è uno dei cinque progetti che ha vinto il Piemonte Film Tv Development Fund, e che riceverà dalla Regione Piemonte assieme a Fondazione Compagnia, 700.000 euro

Una miniserie tv su Sergio Marchionne. La febbre del racconto per immagini moltiplicato esponenzialmente nell’era dello streaming non risparmia più nulla. Così anche Marchionne, l’amministratore delegato di Fiat Chrysler scomparso cinque anni fa, diventerà soggetto di una miniserie, che, come segnala l’Ansa, è ancora “in fase embrionale”. Fortunati però i registi Roberto Amoroso e Ariens Dams perché il loro “Sergio Marchionne. Confessioni di un drogato di capitale” è uno dei cinque progetti che ha vinto il Piemonte Film Tv Development Fund, e che riceverà dalla Regione Piemonte assieme a Fondazione Compagnia, 700.000 euro. Ulteriormente fortunati, Amoroso e Dams, perchè che la stampa locale torinese ha subito sparato a mille la notizia, così i finanziatori potranno farsi avanti immediatamente.

Abbiamo acquistato i diritti della biografia di Marchionne scritta da Tommaso Ebhardt, il giornalista di Bloomberg che lo ha seguito per dieci anni. Marchionne è stato un grande e la sua storia non è stata raccontata, anzi è stato rimosso e il compito di un artista è indagare le ragioni di questa rimozione”. L’ipotesi è una miniserie in 6 episodi di 50 minuti, che racconti la sua storia a partire dal 2004, anno in cui è arrivato alla Fiat fino alla morte con alcuni flashback.

Curioso che lo stato di produzione sia peraltro vicino a zero, giusto un soggettino e nemmeno una prima stesura dello script, quando c’è chi con già bobine di girato nemmeno vede fondi in cartolina: “Cercheremo uno scrittore all’altezza per la sceneggiatura. La maggior parte delle scene sarà girata a Torino”. E l’attore che interpreterà Marchionne? Non si sa. Chiosa di Amoroso: “Non ci sarà un lato melò come nella maggior parte delle produzioni italiane, ma un racconto con il pathos (sic) del business”.