“Nella mia scuola nessuno è straniero. Le quattro famiglie che mi hanno chiesto di spostare i figli dalla loro classe perché c’erano dei bambini dalla pelle diversa, hanno fatto bene ad andarsene: ci sono valori che non sono trattabili”. A parlare con IlFattoQuotidiano.it è Gerardo Marchitelli, dirigente dell’istituto comprensivo Eleonora Duse di Bari dove una mamma si è presentata dicendo: “Mio figlio non può stare in classe con uno gnoro” (nero in barese, ndr). Un episodio increscioso, una vicenda che ha portato a galla un clima razzista che il preside ha scelto di non avallare.
Complessivamente, a chiedere a Marchitelli una soluzione per non avere bambini migranti tra i banchi sono state otto famiglie di una classe prima del plesso Don Bosco dove gli alunni di sei anni sono 39, di cui 15 con famiglie migranti ma solo due nati all’estero. Gli altri 13 sono italiani da sempre. D’altro canto il quartiere Libertà dove ha sede la scuola è uno dei più multietnici del capoluogo pugliese. “Quando ho detto loro che anche nell’altra classe c’erano dei bambini stranieri – come li definiscono loro – quattro famiglie hanno preferito andarsene dal nostro istituto. Gli altri sono rimasti. Mi spiace ma la scuola non è l’enoteca del quartiere e non è ricattabile”.
Il dirigente in realtà va più a fondo, non se la prende nemmeno con chi ha insultato in dialetto i bambini : “E’ chiaro che questa donna ha la “sua” povertà culturale. Non ha conosciuto l’altro. Ha un cuore che probabilmente non è stato alimentato da esperienze di vita, da letture e modelli positivi a casa. Non gliene faccio una colpa ma la scuola deve cogliere il valore della persona di là del colore della pelle, del ceto sociale, della provenienza”. Una posizione, quella di Marchitelli, che in queste ore sta facendo molto riflettere. A segnalare per prima il caso del Don Bosco è stata l’edizione barese de La Repubblica ma la notizia ha suscitato clamore a livello nazionale. Marchitelli d’altro canto è consapevole che il clima che si respira nel Paese non è dei migliori: “Ci sono ancora molti muri da abbattere. Oggi è facile percepire le diversità perché si ha difficoltà nel proiettare ponti verso l’altro che è diverso ma la bellezza del mondo è nelle diversità. Il valore che dobbiamo cogliere è il bambino, l’umanità oltre il colore della pelle. Dal momento che c’è un’arroganza culturale, la scuola non è ricattabile. Non sono un duce, sono a disposizione ad andare incontro alle famiglie ma non ho voluto assecondare questa richiesta per educare”. Anzi. Il dirigente ha parole di elogio per le famiglie che provengono da altri Paesi: “Sa chi sono quelli che chiamano stranieri nella mia scuola? Sono bambini che spesso sanno l’inglese o il francese e il pomeriggio leggono l’arabo in moschea: sono preparatissimi e hanno un grande rispetto delle regole e un’educazione eccezionale”.