“In riferimento alla recente pubblicazione sui social network di un video riguardante alcune fasi della manifestazione del 25 agosto 2018 al porto di Catania, in cui tra gli altri viene inquadrato il magistrato Iolanda Apostolico, gli approfondimenti effettuati hanno escluso che detto materiale sia stato estrapolato dalla documentazione relativa ai servizi di ordine pubblico disposti in occasione della manifestazione”. Così, in Commissione Affari costituzionali alla Camera, il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni (Lega) ha risposto all’interrogazione del segretario di +Europa Riccardo Magi sul video della giudice – che per prima ha disapplicato il decreto Cutro – postato su Twitter dal vicepremier Matteo Salvini. L’origine delle immagini, infatti, non è ancora chiara: nei giorni scorsi è stata fatta circolare la traballante versione secondo cui un carabiniere avrebbe ammesso di averlo girato e diffuso (ricostruzione già smentita dall’interessato) ma altri video mostrano che a filmare era un agente di polizia. Così Magi ha interrogato il Viminale sulle “policy adottate rispetto alle riprese video delle forze dell’ordine in servizio d’ordine pubblico”: “Una volta appurato che non ci sono stati reati, cosa si fa di queste riprese? Vengono archiviate o distrutte? E cosa si fa rispetto ai profili di privacy imposti dalla normativa vigente, anche per scongiurare il fatto che ci siano archivi su persone che hanno preso parte a manifestazioni pubbliche?”, ha chiesto.
“La legge prevede che il trattamento dei dati sia effettuato dalla Direzione centrale Anticrimine della Polizia di stato e dalle sue articolazioni territoriali interne alle questure e ai commissariati”, ha esordito Molteni, che si è presentato in Commissione a rispondere al posto del ministro Matteo Piantedosi. “Riguardo alla durata della conservazione delle immagini”, ha aggiunto, “si prevedono tempi di conservazione e cancellazione diversi per tipologie di atti”, ed esiste “una facoltà di proroga in relazione a delitti di particolare gravità. L’utilizzo di sistemi di ripresa fotografica, video e audio è consentito, ove necessario, per documentare una specifica attività preventivo-repressiva di reati” e “gli operatori possono usare dispositivi privati quando non siano disponibili quelli in dotazione”, ma in questo caso le immagini vanno immediatamente riversate nei sistemi delle forze dell’ordine e cancellati dal device privato, ha spiegato il sottosegretario. “Per quanto riguarda le riprese non utili effettuate durante i servizi di ordine e sicurezza pubblica non esiste un archivio informatico né un sistema di conservazione”, ha sottolineato, assicurando che “gli uffici di polizia non detengono né tantomeno conservano video o immagini non ufficiali“.
Una risposta che non ha soddisfatto Magi: “Proveremo a capire meglio quale sia, al di là della normativa, la prassi che viene seguita, cioè quali siano i numeri di questi archivi, quante persone riguardino”, ha replicato il deputato di +Europa. Evidenziando che in questo caso le regole non sono state rispettate, perché la ripresa del poliziotto/carabiniere “non è stata riversata su hard disk o banca dati del ministero ma ha viaggiato su app di messaggistica private. Se nel corso di manifestazioni pubbliche chiunque può essere registrato senza consenso, è necessario in un secondo momento che si definisca con molta prevcsione qual è l’attività preventiva per cui è necessaria la conservazione di quei dati”, ha incalzato. E ha concluso: “Parliamo di persone che non hanno commesso nessun reato, ma hanno partecipato a una manifestazione pubblica. l’idea che questi dati vengano conservati e non distrutti a mio avviso è preoccupante”. Critico anche il capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in commissione, Filiberto Zaratti: “Prendiamo atto che il video non è stato prodotto da funzionari della Polizia di Stato di Catania, tuttavia restano tutti i dubbi, anzi forse si ingigantiscono. Non ci è stata data alcuna risposta alla domanda su come e da chi il ministro Salvini ha avuto il video. Se il video non esiste, come dice il sottosegretario Molteni, come è arrivato nelle mani di Salvini? Aspettiamo perciò di sapere come intenda spiegare tutto ciò il ministro Piantedosi”.