Il territorio tra Israele e la Palestina è da decenni una delle regioni più instabili e volatili al mondo. I conflitti storici, le dispute territoriali e le tensioni culturali hanno alimentato una serie di conflitti armati di diversa entità in questi decenni che hanno coinvolto non solo le due parti direttamente interessate, ma anche il mondo intero.

Oltre alle devastanti conseguenze umane e politiche, i recenti eventi che stanno svolgendosi proprio in queste ore dopo il violento ed inaspettato attacco di Hamas di sabato scorso hanno sollevato preoccupazioni significative riguardo alle implicazioni sull’approvvigionamento energetico e delle materie prime a livello globale.

Israele è una delle nazioni più avanzate nella regione in termini di tecnologia e industria, ma è stata per decenni carente di risorse naturali come il petrolio e il gas naturale. Tuttavia la scoperta dei giacimenti Tamar e Leviathan ha permesso al Paese di ridurre considerevolmente le proprie importazioni energetiche e di diventare, nel 2020, un esportatore netto di gas naturale, spalancandogli la porta d’accesso ai mercati energetici internazionali.

Lo sviluppo del settore energetico in Israele è strettamente legato all’andamento della politica estera del paese. Per molti anni, le tensioni con i paesi vicini hanno ostacolato la capacità di Israele di stabilire legami energetici con la regione circostante. Tuttavia, gli accordi di pace e le normalizzazioni recenti hanno aperto nuove opportunità per lo sviluppo del settore energetico nazionale.

Oltre al gas naturale, c’è stato un notevole interesse per le energie rinnovabili e l’idrogeno.

Nel marzo 2022, la compagnia statale israeliana Israel Electric Corporation ha siglato un memorandum con Energroup degli Emirati Arabi Uniti per sviluppare progetti legati all’idrogeno verde e blu in Israele. Nel settembre 2022, Israele e il Marocco hanno annunciato un accordo per rafforzare la cooperazione nell’ambito energetico, con un focus sull’economia dell’idrogeno, l’energia solare e le batterie. Questi sforzi di collaborazione rientrano in iniziative più ampie, incentrate sulla cooperazione regionale e interstatale in materia energetica.

Nell’ultimo anno, l’aumento dei prezzi dell’energia e la crescente preoccupazione europea di ridurre la dipendenza dalla Russia hanno offerto a Israele significative opportunità. Da un lato, la crisi energetica globale ha consentito al fondo sovrano israeliano e alle società attive nelle sue acque territoriali di ottenere profitti considerevoli dalla vendita di gas naturale. Dall’altro lato, questa situazione ha riaffermato il ruolo centrale di Israele nel panorama internazionale, consentendogli di rafforzare i legami con l’Unione Europea e i suoi Stati membri.

Il controllo delle rotte di approvvigionamento energetico dal Medio Oriente verso l’Europa è diventato uno dei punti chiave nel conflitto. Gli attacchi contro l’infrastruttura energetica e i tentativi di bloccare l’accesso a risorse chiave hanno creato un’instabilità che può avere ripercussioni globali. Una guerra prolungata o un conflitto militare su vasta scala potrebbero interrompere le forniture di petrolio e gas naturale dalla regione del Medio Oriente, innescando una crisi energetica a livello globale.

Oltre all’energia, la regione è anche strategica per l’approvvigionamento di materie prime chiave, come il fosforo e i metalli rari. Il fosforo è un componente essenziale per la produzione di fertilizzanti, che sono fondamentali ancora oggi per la sicurezza alimentare globale. L’instabilità nella regione potrebbe ostacolare la produzione e l’accesso al fosforo, causando una crisi agricola e alimentare, ulteriore rispetto a quella già causata dal conflitto russo-ucraino.

I metalli rari sono utilizzati in una vasta gamma di applicazioni tecnologiche, inclusi smartphone, veicoli elettrici e sistemi di energia rinnovabile. Molte di queste risorse sono estratte nella regione o transitate attraverso di essa. Un conflitto in corso potrebbe interrompere le catene di approvvigionamento di questi materiali critici, mettendo a rischio l’industria globale.

Inoltre, l’investimento nella diversificazione delle fonti energetiche e nell’indipendenza dalle materie prime potrebbe ridurre la vulnerabilità globale a eventi destabilizzanti nella regione. La promozione delle energie rinnovabili e lo sviluppo di tecnologie di riciclaggio e sostenibilità delle materie prime possono contribuire a garantire un approvvigionamento stabile per il futuro.

La crescente tensione tra Israele e la Palestina rappresenta una minaccia non solo per la stabilità della regione, ma anche per l’approvvigionamento energetico e delle materie prime a livello globale. La comunità internazionale deve lavorare insieme per cercare soluzioni diplomatiche e promuovere la pace nella regione.

Nel frattempo, è importante che i paesi del mondo sviluppino strategie di diversificazione dell’approvvigionamento energetico, basato sulle energie rinnovabili (le uniche accessibili a tutti e nel posto dove vengono consumate) e delle materie prime per mitigare il rischio di crisi globali scatenate da eventi nella regione del Medio Oriente. Ormai dovrebbe essere evidente anche al politico più distratto che nel nostro mondo interconnesso e interdipendente le implicazioni di un conflitto tra nazioni, anche se lontano, hanno ripercussioni immediate sulla quotidianità delle nostre famiglie e delle nostre imprese. E diventa quindi mandatorio accelerare il più possibile la transizione ecologica del nostro continente.

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